210 volte Filippo Perinon : “Ma non finisce qui…”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 4 Giugno 2013Infinito: non c’è aggettivo migliore per riassumere, in una sola parola, l’immagine, il valore, il fascino calcistico di Filippo Perinon. Cannoniere senza età, Perinon quest’anno ha superato tutti, se stesso compreso. Trentatrè centri in campionato, primo posto conquistato, Scarpa d’Oro in bacheca. Infinito: in quell’aggettivo c’è la sua carriera, il presente che si specchia nel passato e guarda al futuro, la tensione leopardiana verso l’oltre, verso un limite che per lui, da sempre, sembra non aver un confine. Dovunque va segna reti a grappoli, manda in goal i compagni, dà spettacolo. In campo, mentre gioca, si muove con fare sornione. Scompare e ricompare, passeggia in silenzio, poi sprinta lasciando l’avversario sul posto. Con la palla sa fare di tutto: la stoppa, la doma, l’accarezza, la picchia. Con entrambi i piedi lavora la pelota con mestiere, disegna parabole al bacio, inventa goal dal nulla. Dentro l’area, pochi come lui sanno essere concreti, cinici, calcisticamente spietati. Per 210 volte ha timbrato il cartellino alzando gli occhi verso il cielo. Per i compagni è il faro, il riferimento, la speranza che continua ad ardere, perchè prima o dopo il goal arriva, puntuale. Bomber pronto anche ai ritorni di fiamma, Perinon, dopo aver riportato dove voleva il suo Castel d’Azzano, pare, stando alle indiscrezioni, sia pronto a rivestire la maglia dell’Hellas Monteforte:
“Confermo – sorride Filippo – sto aspettando ancora i piani del Castel d’Azzano, ma con l’Hellas Monteforte la trattativa è avanzata. Vedremo di trovare un accordo in questi giorni”.
Il suo viaggio nel pallone è il racconto di reti su reti che si rincorrono, di momenti da incorniciare, di un incubo costante per i portieri. L’incubo di un bomber da… 210 e lode. Riviviamone i passaggi salienti:
Filippo, partiamo col passato recente. Col Castel d’Azzano hai vissuto una stagione a dir poco esaltante. Riassumila per punti:
“Diciamo che ero un po’ in debito con loro, ho voluto tornare lì per vincere e ci sono riuscito. La tranquillità è stata fondamentale: l’assenza di assilli e di pressioni da parte di nessuno ha fatto la differenza. Avevamo le nostre certezze, contavano quelle. Senza troppi giri di parole, tattiche, riunioni di spogliatoio, eccetera. Poi avevamo un gran gruppo, anche quello è stato importante per vincere anche nei momenti complicati”.
Il goal più bello di quest’anno?
“Più che bello direi importante: quello contro il Dossobuono all’andata. Da lì è partito l’allungo su di loro, siamo andati a più quattro e non ci hanno più presi”.
Volgiamo lo sguardo all’indietro: parliamo della tua carriera. L’allenatore che ti ha insegnato di più?
“Tatticamente Malaman, con lui ho sempre segnato un sacco di goal”.
Quello con cui, umanamente, ti sei trovato meglio?
“Il “Puma”, Montagnoli, l’anno che ero al Lugagnano”.
Il compagno amico di una vita?
“Capitan Mazzi del Castel d’Azzano e Bergamasco dell’Hellas Monteforte”.
Il più forte?
“Piccolboni, sempre del Castel d’Azzano”.
L’avversario più ostico, il portiere cui hai fatto sempre fatica a segnare?
“Passarini, sia quest’anno, sia in passato, è un grande portiere”.
La tua annata migliore?
“A Marmirolo, quell’anno fummo promossi in Eccellenza. Era il 2004”.
Quella sfortunata?
“Forse quella in cui persi la finale play-off per la Promozione contro il Bevilacqua, ma tutto sommato non ho avuto annate storte, per fortuna!”.
Qual è il ricordo più bello che conservi?
“I rapporti coltivati e le amicizie costruite grazie al calcio, quelle restano sempre. Poi le sei promozioni, una grande soddisfazione personale”.
A chi dedichi i tuoi goal?
“A mia moglie Gloria e ai miei due figli Tommaso ed Eleonora, ci tenevo a fare una dedica a loro. Poi a tutti coloro i quali hanno condiviso con me delle stagioni, ho un buon ricordo di tutti”.
Cos’è il calcio per te?
“Uno sfogo e un divertimento, nulla in più”.
Concludiamo, Filippo. Lasciaci con un messaggio: che consiglio daresti ai giovani calciatori?
“Di avere equilibrio, dunque di non abbattersi quando va male e di non esaltarsi quando fila tutto dritto. E soprattutto di imparare a fare gruppo, a compattarsi nelle difficoltà, questo è il mio consiglio”.