Lugagnano, una vittoria d’apollineo splendore. L’allenatore Gasparato: “Scusate il disturbo, ma abbiamo vinto noi”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 15 Maggio 2013C’è il profumo della gioia più pura, tra le fila del Lugagnano. La promozione ottenuta a fari spenti, contro tutto e tutti, contro i proclami, le previsioni mai azzeccate, le avversità di ogni genere, brilla di un bagliore forte, fortissimo, quasi accecante, che riluce ancora, con sincera fierezza, negli occhi dei ragazzi di Gasparato. Sempre messo in disparte, sempre considerato più sospinto dal caso, dal fato favorevole, il Lugagnano ha stupito chiunque, provando l’apollinea felicità di togliersi, uno ad uno, tutti i sassolini rimasti nelle scarpe. Perchè nel corso del campionato, una sola è stata la costante: il favore del pronostico dato ad occhi chiusi all’Ambrosiana. Del tutto legittimo, a scorrere la lista dei nomi sulla carta. Non proprio ben ponderato però, ad osservare l’andamento del campionato. Il Lugagnano è sempre stato lì, nella scia, come uno scalatore sornione, pronto a piazzare lo sprint nel momento topico del proprio, personalissimo gran premio della montagna. A volte primo, ma sempre secondo, mai più indietro, sempre avanti negli scontri diretti. Meno forte, forse. Meno quotato, di sicuro. Ma sempre sul pezzo, in silenzio, in attesa di scatenarsi, di farsi vivo all’improvviso, un po’ come la neve, che quando scende non fa rumore.
Il successo del Lugagnano è la rivisitazione dell’eterno confronto di Davide contro Golia. E’ la storia di un treno dei desideri che corre lungo i binari gialloblù di un presente felice che ricorda un po’ l’Hellas Verona di Bagnoli, quello dello scudetto, dell’epica, dell’akmè raggiunto dalla Verona pedatoria, e un po’ il primo Chievo di Del Neri, quello della favola di un quartiere in paradiso, con quel gioco arioso che stupì l’Italia e cambiò il calcio. Stessi sono i colori, stessi gli antecedenti, fatti di pochi fondi e di voglia di fare, di programmazione e capacità di stupire tutti. Stesso è il contorno fiabesco e la possibilità, per gli artefici del miracolo, di dire “io c’ero”. Tra di loro c’era anche Massimo Gasparato, allenatore del Lugagnano, e assieme a lui Roberto Spada, vice-allenatore, direttore sportivo e vice-presidente della formazione gialloblù. La loro analisi della stagione prorompe spedita come un fiume in piena, zeppa di passaggi, di momenti di incorniciare, di aneddoti e un filo d’immancabile ironia:
“Dire che siamo felicissimi è scontato – sorride Gasparato – abbiamo colto un risultato straordinario alla faccia di chi ha speso un capitale. Siamo fieri del nostro progetto, e faccio già una promessa: il Lugagnano non cambierà politica nemmeno in Eccellenza. Qui contano i valori dello sport, ce la giocheremo con le nostre forze, ma non faremo nessuna follia”.
Un successo straordinario, quello del Lugagnano. Qual è stato il periodo propizio, la parte di campionato che vi ha permesso di compiere l’insperato sorpasso?
“Gli ultimi due mesi, abbiamo avuto un exploit notevole sotto tutti i punti di vista, e addirittura senza Bonetti, che per noi davanti è un punto di riferimento non di poco conto”.
Dove nasce l’exploit di cui parla?
“Da un’entusiasmo senza precedenti, figlio di un gruppo vero, e da una condizione atletica eccellente che ci ha sorretto per dieci mesi”.
Dica la verità: sperava nel sorpasso?
“Io sono sincero: la convinzione l’ho maturata alla fine. Prima, per lunghi tratti, pensavo come garantirmi il secondo posto, per giocare i play-off”.
I ragazzi come hanno vissuto il momento topico della stagione?
“Con grande professionalità, mettendo in campo, sia negli allenamenti che la domenica, una voglia di provare a vincere che ha stupito anche me. I ragazzi sono stati grandi”.
Qual è stato il vostro punto di forza?
“L’organizzazione di gioco. Siamo stati sempre accorti, sempre corti, sempre bravi a far girar la palla coi tempi e i movimenti giusti. E sia chiaro: non sono io che sono un genio. Sono i ragazzi bravi, in campo ci vanno loro, contrariamente a quanto si sente dire in giro”.
Si spieghi meglio.
“Sembra che il miracolo l’abbia compiuto io, perchè, nell’immaginario comune, abbiamo vinto con una squadra di mezze cartucce. Niente di più falso: se un allenatore diventa bravo, è perchè ha dei buoni giocatori che mettono in pratica i suoi insegnamenti, e da noi è stato così. A Lugagnano c’è gente che sa giocare al calcio, su questo non ho dubbi”.
Qual è la sua soddisfazione più grande?
“Quella di aver mandato quindici giocatori su dicannove in rete: per me, da tecnico, è il massimo”.
Chi ha fatto la differenza ?
“E’ come chiedere ad qualcuno se vuole più bene alla mamma o al papà: rispondere è impossibile. Non faccio nomi. Se devo farne uno, dico un ragazzo che simboleggia lo spogliatoio e la bontà del gruppo, nonostante non abbia giocato tantissimo: Pietropoli, il mio plauso va a lui”.
Roberto Spada, proseguiamo l’analisi. Quanto c’è di Massimo Gasparato nel successo del Lugagnano?
“Molto, ma tanto quanto c’è da parte dei ragazzi e della società. Abbiamo vinto perchè è stato fatto un eccellente lavoro d’insieme, sotto tutti i punti di vista”.
Qual è stata la partita chiave?
“La vittoria con l’Ambrosiana al ritorno, lì abbiamo capito che avremmo potuto vincere”.
Il momento difficile?
“Dopo la partita con lo Zevio, perdemmo quattro a uno e non fu facile. Ma ci rialzammo in fretta”.
Cosa significa per lei, Lugagnano in Eccellenza?
“Soddisfazione innanzitutto. Ma soprattutto la possibilità di offrire alle famiglie un punto di riferimento in cui far crescere i figli in un ambiente sano e stimolante attraverso il calcio”.
Ha qualche sassolino nella scarpa da togliersi?
“Sì, per tutto il campionato sembrava quasi non esistessimo. Si parlava di tutto tranne che di noi, non è stato carino, però forse ci ha fatto bene stare in disparte”.
“Io racconto un episodio curioso – interrompe Gasparato – ho affisso nello spogliatoio sette articoli di sette interviste diverse, in cui ognuno non avrebbe scommesso un euro su di noi. Ecco, dopo l’ultimo articolo c’è scritto “Scusate il disturbo…”, un po’ per ironia, però, sembra, abbiamo vinto noi!”
Già. Concludiamo con una domanda per entrambi: a chi dedicate questa vittoria?
“A mia moglie – sorride Spada- “. “Anche io – prosegue Gasparato – soprattutto perchè odia profondamente il calcio, e nonostante ciò da venticinque anni mi lascia vivere la mia dimensione calcistica senza pressioni. E’ la prova di un amore senza pari, non posso non ringraziarla”.
Mister, rimarrà a Lugagnano?
“Io non mi sono mai spostato da Lugagnano, la mia vita è lì. Perciò dico: penso di restare, e anche se, per qualche motivo, non restassi come allenatore, resterei comunque all’interno della società, questo è poco ma sicuro”.