A volte ritornano: Luigi Lupoli torna tra i pali
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 4 Luglio 2013Ci sono scintille che non smettono di ardere. Ti sfiorano e ti restano dentro. Sono attimi, istanti, percezioni, piccoli ricordi che di tanto in tanto tornano a fare capolino. Perchè il calcio è un’epica delle sensazioni: c’è l’odore dello spogliatoio e la sacralità del pregara, le scaramanzie e le sensazioni che si rincorrono durante una partita, gli incroci di sguardi e il misticismo di certa gestualità, di certe usanze, di certe massime pedatorie. Un viaggio continuo, condito dal profumo del campo, dell’erba o della terra battuta, unico nel suo genere. Chi gioca l’ha ben presente: è il primo compagno d’avventura, e anche il più fedele.
Quando si smette lo stacco si sente. La tranquillità ritrovata sorride al ritmo di una vita diversa, di un futuro da scoprire senza il pallone. A volte però, la mente corre all’indietro. Naviga nel mare della memoria, ripesca quegli attimi, quelle sensazioni che per anni ci hanno fatto vibrare dall’emozione. Smettere non è mai facile: ne sa qualcosa Mirco Cengia, che la parola “fine”, per non smentirsi, la scrive sempre a matita. Lo sanno i veterani: i Cucchetto, i Facchin, i Marconcini, i fratelli Ferrari. Se n’è accorto anche Luigi Lupoli, ex preparatore dei portieri dell’Avesa, il quale, dopo 4 anni, stacca i guanti dal chiodo e ritorna a parare:
“Torno a giocare – sorride Lupoli – ma non dico ancora dove. Rientrerò in punta di piedi, il mio unico pensiero è quello di ricominciare ad allenarmi, a vivere lo spogliatoio. Il calcio giocato mi manca troppo: provo a rientrare nel giro”.
Chi, o cosa, ti ha spinto a prendere questa decisione?
“Ci ho pensato per tanto tempo, e alla fine ho deciso di riprendere perchè il fisico regge, ho superato i problemini alla schiena e alla spalla e, ripeto, la voglia di tornare a giocare è molta. Alla fine ho deciso: torno in campo. Vedremo come andrà a finire, intanto io mi metto a disposizione: dovessi servire, mi farò trovare pronto”.