Mani al cielo, il Croz Zai è matematicamente salvo. La gioia di mister Meneghetti: “E’ bello rendersi conto che la nostra filosofia ha valore anche in Prima”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 15 Aprile 2015Ci sono giorni in cui la matematica piace a tutti. Semplifica la vita, fotografa la realtà in un’operazione. Sorride anche a chi, tra i banchi di scuola, non l’ha mai amata. Alla Croz Zai i conti sono finiti, non c’è più bisogno di ipotizzare possibili scenari: la salvezza è matematicamente certa. Una gioia sublime, per tutti. Soprattutto per chi la causa la difende da sempre, anche quando il nome della Croz non era certo associato ad una squadra cui guardare con ammirazione.
Invece, con la perizia dell’ingegnere e la pazienza dell’artigiano, i crozzini storici, rimasti sempre fedeli ad una bandiera che è il loro stendardo sin da quand’erano imberbi, hanno costruito la casa mattone dopo mattone. Non è passata una vita dai tempi bui della Terza ad oggi. Nel mezzo, c’è la storia di chi ha voluto cambiare le vesti senza farsi troppo notare, togliendosi di dosso quelle vecchie, lercie, ormai figlie di un tempo che non c’è più, per cucirsene addosso di completamente nuove, sua manu.
La storia della Croz in Prima è come quella di un figlio della working class che si iscrive all’università. Un balzo che ai più sembra azzardato. Non per il pargolo, che, testa sui libri, si mostra scaltro come pochi. Quella moderata tensione progressista, ispirata al buonsenso che abbraccia un impegno imperituro, è stata la linfa che ha alimentato l’intera ascesa crozzina: dalla Terza alla Prima.
Qualcuno pensava che potesse avere la storia di quelle squadre che, giunte un po’ per merito, un po’ per fortuna, nel primo salotto del calcio dilettantistico che conta, si sono sgonfiate dopo qualche batosta. Non è stato così: la Croz ha preso di petto il campionato, lo iniziò bene, subì un calo ma lo superò, senza fare drammi eccessivi quando la bisaccia non era pienissima. Il girone di ritorno è stato degno, per continuità di risultati, di squadre d’alta classifica. Una soddisfazione doppia, per tutti. Ulteriore segno che il fanciulletto della working class ormai s’è fatto uomo. Le sue certezze, oggi, non le scalfisce nessuno.
“Altra annata da ricordare – sorride il tecnico Matteo Meneghetti – i motivi da citare nell’analisi sono molti. Io parto dai ringraziamenti, alla società e ai giocatori, ovviamente, ma faccio una particolare menzione per chi è stato al mio fianco nella programmazione del lavoro settimanale: il mio vice Daniele Pavan, i due preparatori dei portieri Picone e Bozic, mio padre Paolo, massaggiatore, e l’allenatore della Juniores, Corrado Frinzi, uno che la Croz l’ha conosciuta quest’anno e l’ha apprezzata subito, collaborando con me e affiancandomi anche la domenica. Il nostro è uno spirito semplice, ma dall’animo forte. Per questo abbiamo retto anche in Prima”.
Squadra battagliera, la Croz. L’aggettivo, battagliera, è caro a Meneghetti, come spiegherà. In una parola c’è scritto tutto: il valore e il significato dell’animus pugnandi crozzino, la capacità di attraversare il tempo e le categorie, di riattualizzare le proprie certezze ai campionati che cambiano, aumentando di valore. Anche la matematica, ancora una volta, porta un premio a Meneghetti: ecco perchè.
“Nel girone di ritorno abbiamo fatto 20 punti – prosegue – tenendo una media punti di poco inferiore alle battistrada e superiore a molte avversarie, alcune ancora davanti a noi. Segno che a dicembre abbiamo lavorato bene e che il momento di difficoltà, dovuto più ai troppi infortuni che a mancanze sul campo, non ci ha scalfito. Certo, qualche partita l’abbiamo persa in modo ingenuo, ma quando non ci si allena con tutti gli effettivi come si deve è dura. Nel ritorno invece la rosa spesso al completo ci ha permesso di dare continuità al nostro credo, ed eccoci qui, a festeggiare una storica salvezza anticipata”.
Ora, non resta che giocare in scioltezza le ultime gare. Guai, però, a chi si siede sugli allori.
“Non voglio rilassamenti – conclude – se pensiamo di andare a Pastrengo per fare una scampagnata sul lago, facciamola direttamente, in campo non andiamoci nemmeno. Vorrei che tutti onorassero l’impegno fino alla fine, è un dovere morale ed un piacere, nonchè una forma di rispetto verso la società e verso chi si spende per il bene della Croz. Chiudiamo in bellezza: grazie di nuovo a tutti”.