Cologna in Prima, il ruggito della nobile decaduta. Il diesse Martinelli: “Dedichiamo la vittoria al nostro Alberto Rinaldi, che ci guarda dal cielo”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 29 Aprile 2015Il ruggito della nobile decaduta. A Cologna, la felicità per il ritorno in Prima è grande. Una parola, più d’altre, inquadra il successo dei gialloblù: finalmente. Sì, finalmente davvero: erano anni che il calcio non dava gioie al paese di Cologna Veneta, un tempo orgoglioso avamposto degli anni ruggenti del dilettantismo veronese. Il racconto di un ritorno in Prima raggiunto con due giornate d’anticipo parte da lontano. Dalla campagna acquisti, innanzitutto. Tante spiegazioni della vittoria finale nascono dalla bontà delle scelte operate in estate. La ricostruzione voluta dalla dirigenza s’è rivelata azzeccatissima: a vestire la gloriosa casacca gialloblù è arrivata gente motivata, di mestiere, pronta a rigenerare l’entusiasmo sopito di una piazza che merita, per storia e blasone, almeno la Prima Categoria appena riconquistata. Così l’ambizioso progetto, affidato chiavi in mano al nuovo tecnico Burato, proveniente dal miracolo-Albaredo della scorsa stagione, si è concretizzato strada facendo in ogni suo punto. Segno che la dirigenza, al momento della scelta degli interpreti, ha saputo pescare bene sul mercato.
“Volevamo riportare entusiasmo nella piazza e costruire una squadra in grado di lottare per i play-off – spiega il diesse Renato Martinelli – il nostro obiettivo iniziale era quello. Lungo il cammino abbiamo capito di avere il destino nelle nostre mani. La squadra ha imparato a conoscersi, a trovarsi a memoria. La nostra è stata una crescita costante, conclusasi nel migliore dei modi. E’ davvero un anno da ricordare per noi”.
Un Cologna massiccio, quadrato, concreto, implacabile. Ma soprattutto camaleontico: è questo il pregio di cui Martinelli va fiero. Un punto di forza da attribuire al tecnico Burato, bravo ad insegnare alla squadra a cambiare il modulo in corsa senza smarrire le certezze costruite nel tempo.
“Se c’è una cosa che più mi ha colpito è questa capacità di cambiare pelle durante le partite – racconta – tante volte siamo passati dal 4-3-3 al 4-4-2 o ad altri moduli anche a partita in corso e quei cambi di modulo sono stati la nostra forza. Gli avversari non ci prendevano le misure e riuscivamo sempre a colpire. Mi complimento con Burato per l’ottimo lavoro svolto”.
C’è una tappa precisa, per Martinelli, ad aver reso grande il Cologna. Gran parte della cavalcata del girone di ritorno, rivelerà, ha origine in un tonfo davanti al pubblico amico. Ma non solo.
“Quando abbiamo perso in casa con l’Atletico Vigasio siamo finiti a meno sei da loro, allora capolisti – conclude – da quella sconfitta la squadra ha reagito con forza. S’è visto un altro piglio negli allenamenti ed un altro Cologna la domenica, che s’è dimostrato superiore in molte partite, scontri diretti compresi, pure contro l’Atletico Vigasio, battuto 4-1 in casa loro. Questa è la vittoria di una rosa ampia gestita ottimamente e di un gruppo che non ha mai dato segni di cedimento. Poi dico una cosa: il nostro pensiero va ad Alberto Rinaldi, nostro giocatore scomparso quest’anno. La sua voglia, la sua determinazione sono rimaste con noi. Abbiamo vinto anche per lui, gioirà per il suo Cologna dall’alto dei cieli. Ora pensiamo a finire in bellezza, poi programmeremo la prossima stagione in Prima”.