Croz Zai, il 2016 ti sorride. Il tecnico Meneghetti: “Premiato il lavoro durante la sosta”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 20 Gennaio 2016Benedetta sosta, benedetto anno nuovo. E’ un 2016 col sorriso e gli occhi lucidi di gioia, quello che prende per braccio il Croz Zai. La pancia della classifica è più comoda, non c’è che dire. Nemmeno la vista verso i lidi più ambiti dispiace, anzi: sono vicini, a portata di mano.
Due successi in due partite non fanno una serie positiva ma equivalgono ad una panacea per l’ambiente. Come a dire: ci siamo. Siamo vivi, tosti, quelli di sempre. Pazienza se qualche punto è finito per strada. Durante la pausa natalizia la Croz ha lavorato sodo. Benzina nelle gambe, una rinfrescata ai concetti chiave, il benvenuto ai pochi, ma buoni ingressi. Meneghetti ha ottenuto quel che voleva: una squadra tonica, mordace, corta, volitiva, brava ad equilibrarsi da sola. In barba a cenoni e panettoni, smaltiti quasi senza accorgersene.
“Siamo ripartiti col piede giusto – spiega – volevo rivedere una Croz capace di metterla sul piano dell’equilibrio e dell’intensità. Ci siamo riusciti e grande merito va all’impegno con cui i ragazzi hanno lavorato durante la sosta. Li ho martellati sui concetti a me cari, hanno risposto a dovere”.
Sei punti per due successi diversissimi l’uno dall’altro.
“Vincere con l’Audace è sempre gratificante – spiega – sono una delle squadre più forti e più belle. Abbiamo vinto interpretando bene la partita, sapevamo quali erano i loro tasti dolenti e siamo stati furbi e cinici. A Tregnago poteva starci il pareggio, anche se, per averlo subito al 90′, un po’ avrebbe bruciato. La vittoria in extremis è un altro segnale di cui i ragazzi devono tener conto: non si vince al 93′ per caso, vuol dire che con le gambe e la testa ci siamo”.
Meneghetti non lesina parole al miele per i suoi: la ripartenza l’ha soddisfatto in pieno. Inutile dire che ora serve continuità: la Croz la cercherà sul campo, senza affannarsi troppo col pensiero. Conclude invece con due puntualizzazioni.
“In primis vorrei fare una precisazione – conclude – ogni volta che qualcuno perde in casa nostra dà la colpa al campo. Punto primo: il campo c’è pure per noi. Siamo una squadra che sa giocare a calcio, un campo imperfetto penalizza pure noi, non solo gli avversari. Punto secondo: chiedo almeno rispetto per una società come la nostra che ha 40 tesserati che, col lavoro quotidiano, ha portato quella Croz che era la squadra materasso della Terza a battagliare in Prima. Tutti vorremmo il campo bello, ma non sempre è possibile avere un manto perfetto. Concludo invece ringraziando il Tregnago e il diesse De Fazio, persona di alto profilo, per l’accoglienza e la cordialità con cui ci hanno accolto in casa loro”.