Montorio e le sue colonne. A tu per tu con Pietro Bertoldo
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 26 Febbraio 2016Se giochi a calcio fino a quarant’anni e non ti chiami Francesco Totti o Luca Toni è solo per una ragione: perché ami profondamente e irrazionalmente i tacchetti, il profumo del campo martoriato a fine partita e l’aria viziata dello spogliatoio. Pietro Bertoldo dal 2010 è il vice di tutti i tecnici che si sono succeduti sulla panchina del Castello.
Pietro, passano i giocatori e gli allenatori, ma tu ci sei sempre.
Sì, ma passano anche gli anni purtroppo! Sono arrivato qui nella stagione 2010/2011, dopo una breve esperienza all’Ares, sempre come allenatore in seconda e sempre da autodidatta. Lì avevo conosciuto Andrea Chiecchi che poi mi ha portato con sé a Montorio quando è venuto ad allenare qui, in Seconda Categoria. Poi c’è stato il primo Ferronato, Turozzi, Manservigi, Menini, Salvagno e ora il Ferronato Bis. Con Antonio c’è un rapporto speciale, ci siamo ritrovati dopo tre anni e con lui sto lavorando benissimo: siamo in totale sintonia.
Da giovane hai girato molte società, Porto San Pancrazio, Cadore, Veronello (la squadra di Saverio Garonzi, Ndr). Poi Polisportiva Borgo Trento, Portanuova, Volargne e infine gli amatori. Ma hai fatto parte anche della squadra degli avvocati di Verona.
Esperienza fantastica. Nel 1992 siamo diventati Campioni d’Italia battendo Reggio Calabria. Con noi giocava come “fuoriquota” il grande Gigi Sacchetti, ma abbiamo avuto anche Pierino Fanna. Questo grazie al fatto che con noi giocava (da avvocato) Paolo Sirena. A Udine, per esempio, abbiamo affrontato il “Barone” Causio.
Come fai a conciliare la tua professione e l’impegno fisso di allenamenti e partite?
Mi sono imposto di avere questo impegno fisso. Peraltro in studio dedico almeno un’ora al giorno alla squadra, tra lettura dei notiziari della Lega, la preparazione degli allenamenti, delle distinte ecc. Data la mia professione, per il Montorio mi occupo anche delle questioni federali. Se una passione è una vera passione trovi sempre il tempo per essa.
Con il ritorno di Ferronato al Montorio, che ha dato una spinta nuova all’ambiente, che ruolo ti sei ritagliato nello staff tecnico?
Continuo ad occuparmi prevalentemente della parte atletica, ma con il mister c’è un rapporto tale per cui ci confrontiamo spessissimo su questioni tecniche e tattiche. Per me è vitale stare vicino al campo, quando ho quello ho tutto.
Piccolo bilancio: che stagione è stata fino ad oggi quella del Montorio?
Nei nostri pensieri doveva essere una stagione che riscattasse la beffa della retrocessione dello scorso anno. La squadra è stata costruita bene, con valori tecnici assai importanti. Poi siamo stati falcidiati dagli infortuni di giocatori importanti come Morini, Antonelli, Corradi e altri. In alcune partite, pur essendoci il gioco, è mancato il risultato, e questo oggi pesa in classifica. L’arrivo di Ferronato ha portato una ventata di tranquillità: c’è voglia di allenarsi duramente ma lo si fa sempre con allegria. Il campionato è ancora lungo, la continuità di prestazioni non potrà che portare punti e noi saremo lì fine alla fine: ci sono ancora tanti scontri diretti e in queste occasioni ci siamo sempre dimostrati all’altezza delle prime.
Com’è il rapporto tra società e staff tecnico?
Ottimo. Qui ognuno rispetta il proprio ruolo, il vero motore del Montorio Calcio è l’appartenenza, la voglia di aiutarsi l’un l’altro. Il sentirsi “Montorio” ci unisce più di qualsiasi altra cosa che possa dividerci.
Nell’ultimo match siete tornati da Illasi con un punto: sesto risultato utile consecutivo.
Il pareggio è stato il risultato più giusto. Entrambi abbiamo creato molto, ma con un po’ più di cattiveria avremmo portato noi a casa i tre punti. Avevamo tanti assenti ma a me piace parlare di quanto di buono hanno fatto quelli che erano in campo. Non cerchiamo mai alibi.
Domenica a Montorio arriverà il Corbiolo.
Sarà una delle partite più difficili. Loro sono ultimi, ma sono una squadra ostica e all’andata abbiamo fatto fatica a vincere. Noi li affronteremo con consapevolezza ma con il tradizionale rispetto dovuto a tutti, anche perché è una formazione che storicamente ci ha sempre dato problemi. Abbiamo recuperato Caputi, Marcolini, Verde e Argentieri, stiamo bene e faremo la nostra partita.