Menini, una vita da mediano. Montorio incorona la sua giovane colonna
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 25 Luglio 2016
Dai Primi Calci fino alla mediana della Prima Squadra. Resistendo, negli anni, anche alle sirene di società importanti. Luca Menini, centrocampista classe 93 tutto grinta e corsa, è una vera e propria bandiera della formazione del Castello: un amore speciale, un rapporto intensissimo che lo ha fatto diventare un punto di riferimento nella formazione allenata da mister Turozzi. In un momento storico in cui nel calcio si cambia maglia con la facilità con cui si beve un caffé, la sua storia è un bellissimo manifesto sportivo.
Luca, non avrai altra squadra all’infuori del Montorio.
Quella con questi colori è una storia speciale. Ho avuto la fortuna di giocare tantissime partite per il mio paese, di vincere il campionato Juniores Provinciale con mister Fanini dopo averlo sfiorato l’anno prima. Poi è arrivata la prima squadra e ho realizzato il mio sogno. Quando indosso questa maglia mi sento pieno di orgoglio.
Senza troppe parole e senza mai uscire dalle righe ti sei guadagnato un posto da titolare tra tanti “esperti”.
Nel calcio quando lavori e fai bene vieni premiato, al di là dell’età. Non ho grandissime doti tecniche, punto tutto sulla generosità, sul sacrificio e sull’intelligenza tattica: vado sempre in anticipo sugli avversari per rompere il gioco in mezzo al campo… molte volte riesco, alcune volte sbaglio e l’avversario mi manda al bar, ma l’importante è provare sempre a dare il massimo per i nostri colori.
La scorsa stagione hai segnato tre reti, non male per un giocatore di rottura.
È il mio record, ne ho sempre fatti un paio a stagione. Non posso essere soddisfatto della scorsa stagione, avevamo un obiettivo, che era quello dei play-off, e l’abbiamo mancato. In questo senso abbiamo fallito, non giriamoci attorno. Venivamo da una retrocessione e dovevamo riscattarci, secondo me non è avvenuto. Quest’anno non possiamo più sbagliare, dobbiamo ripagare la fiducia e i mezzi che questa società ci mette a disposizione.
Il mercato è ormai agli sgoccioli, che squadra ha costruito il diesse (tuo omonimo) Menini?
Anche se sono andati via giocatori molto importanti come Confetti e Montolli, ci sono stati ottimi acquisti: giocatori di grande esperienza che ci aiuteranno a fare il definitivo salto di qualità, insieme ad alcuni giovani di prospettiva. Ma la vera vittoria sarà trovare la giusta alchimia in spogliatoio tra vecchi e nuovi: è così che si vincono i campionati.
E mister Turozzi è l’uomo giusto per l’impresa?
Per lui parlano i numeri: durante la sua passata esperienza prese la squadra con un punto nelle prime cinque partite e la portò ad un passo dalla promozione, perdendo solo due partite, per altro alla ripresa dopo la sosta natalizia. È molto preparato tecnicamente, insiste molto sul giropalla e sulla condizione atletica: ci vuole vedere correre moltissimo. È un allenatore “vicino”, ti parla molto e ascolta le nostre opinioni.
I tuoi amici ti chiamano “Capitan Futuro” perché dicono che sei come De Rossi che, alla Roma, attende ancora che Totti smetta di giocare per diventare capitano.
Il fascino della fascia da capitano credo sia uguale in Seconda Categoria come in Serie A. È uno dei miei obiettivi ma per adesso è giusto che la indossino giocatori come Caputi, Zago ecc. Ai miei amici rispondo che per essere leader non è essenziale la fascia, ma bisogna sempre comportarsi e giocare in modo da meritarla, in ogni partita. Sono sicuro che un giorno arriverà.
La società quest’anno lancerà altri giovani, dopo il gran numero di debutti dello scorso anno. Qualche nome da seguire con interesse?
Sicuramente Giovanni Antolini (classe 99), è un fenomeno: tecnico, rapidissimo e con il baricentro basso, non ho mai visto uno così forte alla sua età. E poi in difesa arriverà Riolfi, classe 98, ottimo centrale.
Non ti sei accontentato di entrare nella storia di questa società solo come calciatore, hai voluto fare anche l’allenatore.
Sì, per cinque anni ho fatto il secondo, dai Pulcini fino agli Allievi. Purtroppo non ho più molto tempo e quest’anno non potrò farlo, ma più avanti vorrei provare sia il ruolo da dirigente sia quello da allenatore, così da scegliere che strada seguire per il mio futuro al Montorio.
Momento più bello, più brutto e figure a cui ti sei legato di più.
L’emozione più bella è stata la vittoria del campionato Juniores con la maglia della mia gente, ai calci di rigore. Il peggiore è stato invece quello della retrocessione di due anni fa: prima, in casa nostra, il Nogara è venuto a festeggiare la vittoria del campionato, e la partita dopo, sempre in via dei Cedri, siamo retrocessi ufficialmente. Un disastro completo. Sentivo di aver tradito tutti coloro che credevano in noi. Riguardo ai miei punti di riferimento in società, sono rimasto molto legato ai dirigenti di oggi che prima sono stati miei allenatori: Roby Dal Sacco, Daniele Masotto, Andrea Chiecchi, Stefano Menini e ovviamente il presidente Peroni.