Addio ad un cultore di ‘veronesità’. Ultimo saluto a Roberto Puliero
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 20 Novembre 2019“Gentile pomeriggio, amici sportivi veronesi…”, Roberto Puliero iniziava così. Con un abbraccio. Quasi a dire: mettetevi comodi. Ve la racconto io la partita. Ve la farò vedere a parole. E così era. Sempre. Radiocronaca di nome, narrazione di fatto.
Per il Verona, il nostro ‘giovane vecchio’ Hellas. Amore e fede incrollabili. Puliero se ne è andato in silenzio. Dopo aver combattuto una lunga, debilitante malattia. Davide Faraoni è stato l’ultimo guerriero a farlo gioire: è suo, l’ultima rete raccontata dal ‘Robi’.
“Reteee, ale ale, bum bum,viva viva”: quante volte ci hai fatto esultare. In città, a casa, al lago, in montagna. Ovunque prendeva la radiolina. Senza la sua voce non era vera domenica. Sì, perchè il calcio una volta era il must domenicale: tempi ancora purificati dallo spezzatino imposto dalle pay-tv.
Roberto ce ne ha fatto innamorare con uno stile inconfondibile: passionale, ironico, anticonformista, talvolta dissacrante. Per qualcuno antipatico, inopportuno. Mai opinione fu fuori luogo: sostituirlo sarà impossibile.
Puliero era voce unica nel suo genere. Resterà nel patrimonio dei ricordi e delle passioni accese con i suoi neologismi, ‘tiralabomba’ e ‘mucchio selvaggio’ che difficilmente sentiremo. Osservazione forse anacronistica, magari oltre i confini del manuale del buon cronista: eppure il suo marchio era quello. Inconfondibile e apprezzato da tutti.
Puliero rimarrà nei cuori di chi ha avuto il piacere di godere novanta minuti di fiato sospeso, attaccato alla radiolina, in attesa di un sussulto, di un ‘vai ragazzo vai’, preambolo di azioni che potevano preludere all’urlo del gol.
Certi commenti rimarranno nella storia: Puliero ha avuto parole degne per il Verona dello Scudetto come per quello della Serie C, dell’unico gol di Morante e di quell’Ilyas Zeytulaev che a Busto Arsizio, ad un nulla dal triplice fischio, salvò l’Hellas dal baratro della retrocessione nell’allora Serie C2.
Lo ricordiamo con una foto della curva: i suoi ragazzi. I ‘mille e mille dalle sciarpe gialloblù’. Veronesi ‘tuti mati’ di cui lui era simbolo e icona. Ciao Roberto, inutile dire che ci mancherai. La tua arte, per fortuna, vivrà per sempre.