Una volta quello di Verona era un calcio povero. Di idee e di mezzi. Guardavi fuori dai confini e sembravano tutte meglio di te. Dalla vicina Vicenza all’inarrivabile Treviso. Non ci ha messo molto il calcio a cambiare le carte in tavola, a donare titoli e onori ad una provincia che non è mai stata meglio con le sue quattro squadre in Interregionale e una quinta, il Castelnuovo, che fra quattro partite di spareggio potrebbe aggregarsi alla compagnia. Verona guarda tutti dall’alto, forte della rinascita del Legnago e dell’avanzare del Villafranca, della tenuta del Domegliara e della regolarità della Virtus. Un quadro ricchissimo, una base sempre più estesa intorno a Chievo, Hellas e Sambonifacese. «Non è un caso che il calcio di serie D è in difficoltà in quelle zone che hanno perduto la loro prima guida. Basti pensare alla scomparsa di Venezia e Treviso», evidenzia Maurizio Costanzi, responsabile del settore giovanile di un Chievo da sempre legato a doppio filo soprattutto con la Virtus ma vicino anche a molte altre realtà di rilievo, Villafranca in primis.
«Questi successi sono frutto anche della lungimiranza di club che non hanno mai cambiato le loro figure-chiave, rimanendo sempre coerenti al di là del risultato del campo. E questo ha pagato. Penso alla Virtus, ad esempio. Una guida sempre unica come Fresco, collaboratori sempre al loro posto. Questo alla lunga fa la differenza». Verona racchiude comunque casi alquanto eterogenei fra grossi centri come Legnago e Villafranca, le anomalie di una frazione di un paese (Sant’Ambrogio) come Domegliara e di un quartiere (Borgo Venezia) per la Virtus, raro esempio di calcio d’alti livelli in periferia. «Un filo conduttore preciso non esiste», puntualizza Costanzi. «Una volta Vicenza era leader nel Veneto ed ora dopo la retrocessione del Montecchio non ha neanche una squadra in serie D. Ed anche Padova e Treviso non stanno benissimo. Di sicuro i giovani della Primavera hanno assicurato un bel valore aggiunto, avere fuoriquota già pronti è un’ottima base di partenza». La loro entrata in scena ha permesso a tutte, eccetto il Somma, di restare più o meno serenamente in categoria e di piantarvi basi solide.
La Virtus in serie D è a casa sua, il Villafranca è andato oltre la salvezza, il Domegliara ha resistito nonostante qualche difficoltà. «Quattro squadre a questo livello vogliono dire maggiori opportunità di costruire giocatori di spessore e di estrarre con maggiore facilità ragazzi anche da categorie inferiori», è il punto di vista di Antonio Terracciano, supervisore del vivaio dell’Hellas, il cui sguardo è sempre più rivolto al territorio. «Molte società a Verona hanno abbandonato la politica del “tutto e subito” e imparato ad avere pazienza. Per questo credo che la provincia non abbia ancora espresso tutto il suo potenziale.
Penso alle potenzialità di Legnago, con cui continuiamo a collaborare e che ha certamente tutte le credenziali per entrare nei professionisti. È strano persino vederlo in Interregionale, la sua categoria sarebbe un’altra. Così come esistono altre realtà di Eccellenza e Promozione pronte, magari fra qualche anno, ad arrivare fino all’Interregionale. I risultati degli ultimi anni sono la testimonianza di come Verona abbia saputo lavorare bene con molte sue società, non solo quelle che adesso sono così in alto. Questo è solo il punto di partenza, ci sono ancora margini interessanti. Il calcio a Verona può crescere ancora molto.