IN VETRINA/ Scapini “Mi manda Mimmo Di Carlo”
by Calcio Dilettante 3 Settembre 2012Ha fatto tesoro dei consigli di Mimmo Di Carlo. Li ha immagazzinati, capiti, messi in pratica. Il confessore di Matteo Scapini d´altronde è una garanzia, un peccato non affidarsi al vecchio allenatore ai tempi della Primavera del Vicenza. E Mimmo non è tipo da dimenticarsi dei suoi giocatori di una volta. «Mi dice sempre di restare attaccato al calcio soprattutto con la testa, di non mollare mai. Lo conoscete, sapete com´è fatto. Ed anch´io sono diventato così», racconta Matteo, due gol al debutto con la sua Sambonifacese dopo i 18 di un anno fa a Villafranca. È cambiato Matteo, grazie alle parole di Mimmo ma anche all´Hellas. «Adesso sono più consapevole delle mie doti, prima lo ero sì e no al quaranta per cento. Mi sono reso conto cosa vuol dire soffrire così come vedersi alzare l´asticella davanti agli occhi giorno dopo giorno e provare ad andare oltre i tuoi limiti. Ho aperto gli occhi, per fortuna. A Villafranca ho voluto cominciare daccapo, azzerare tutto e ripartire con umiltà. Altra tappa importante. Adesso mi sento davvero al top, mai stato meglio».
GRANDE INIZIO. La Sambonifacese non è tanto diversa dal Verona, in fondo la doppietta al Montebelluna vale quanto e forse di più della sforbiciata a casa della Pro Sesto con l´Hellas di Remondina così come tanti altri spezzoni di partita al Bentegodi. «È stato fondamentale partire bene, non solo per me. I tre punti li prendo come una ricompensa per il lavoro svolto in ritiro. Adesso però non fermiamoci». L´intesa coi compagni lievita di continuo, il feeling con De Agostini pure. «Il mister è un uomo molto carismatico, crede tanto nei giovani e nel rapporto umano coi giocatori. Mi piace». Non si nasconde Matteo, domenica arrivato a quota 20 centri in serie D dopo i 50 secchi segnati fra i professionisti. Ha tenuto il conto, tipico di ogni attaccante. Non male il totale, anche se il bottino è alquanto provvisorio. «Mi basterebbe arrivare ai 18 di Villafranca, ma questo non è il mio primo pensiero. Sto imparando a conoscere la serie D, qui anche il giocatore meno dotato può metterti in difficoltà solo perché corre il doppio di te. E lo stesso vale per le squadre. Conta soprattutto la voglia di vincere, la ferocia nel voler raggiungere il risultato. Dobbiamo ricordarcelo sempre».
LA FORZA DEI DETTAGLI. L´aspetta un´annata non facile, sempre al centro dell´attenzione, prima donna di una società che non vede l´ora di tornare fra i professionisti. «La Sambonifacese», confessa, «è stata costruita per stare in alto, anche se il confine fra un campionato di vertice e l´arrivare primi spesso sa essere molto sottile. Io guardo la nostrac rescita di partita in partita, penso che la squadra abbia ancora buoni margini di miglioramento e su quelli dobbiamo concentrarci. Magari a volte siamo troppo belli, dovremmo imparare a piacerci di meno, ad essere più concreti ed ancora più consapevoli dei nostri mezzi». Non farà corsa a sé la Sambo, il girone è una gabbia piena di attori protagonisti e realtà a cui la serie D sta molto stretta anche se pochi mesi fa erano in Eccellenza.
CONCORRENTI. Il Porto Tolle e il Pordenone mirano in alto, ma anche il Real Vicenza va preso con le pinze. «Non siamo soli, sia chiaro. Tutti mi hanno parlato benissimo anche del Legnago ad esempio, ha un ottimo organico. Naturalmente ce ne sono altre, tutte ambiziose. Dovremo lavorare sui dettagli, non trascurare nulla, non lasciare nulla sul nostro cammino. I campionati si decidono con le sfumature, so come funziona. I maestri non mi mancano». E magari la prossima doppietta Matteo la dedicherà al suo vecchio maestro Di Carlo. A volte bastano poche parole per prendere la strada giusta e non lasciarla più.