LINEA DIRETTA/ Dicembre, tra acquisti e cessioni, letteratura e necessità di cambiare
by Calcio Dilettante 29 Novembre 2012Coincidentia oppositorum. Alfa e omega, timore e iniziativa, conservazione e rivoluzione: l’uno affianco all’altro, increduli dell’insolita vicinanza. Tanto diversi e tanto uguali, tanto distanti e tanto allineati sul medesimo fronte. Dicembre è un brivido che scorre tra i pensieri e sui giornali, per le strade e gli uffici, le aree di rigore e gli spogliatoi, dove gli opposti si rincorrono e si attraggono, mescolandosi in un ossimoro calcistico che promette scintille . Il suo incedere genera scompensi, interrogativi, nuove certezze. Il suo significato vive nella ricerca di un equilibrio sostenibile: il bianco zampilla sul nero, cielo e terra si toccano, il Fato domina, punzecchiando gli umori della Verona nel pallone. Il mistero dicembrino è alle porte, tra conferme e smentite, acquisti e cessioni, porte che si chiudono e portoni che si aprono. Dicembre è un treno che passa e un porto che apre i battenti, dove la speranza fa rima con coincidenza oscillando tra possibilità e necessità. E’ il tempo in cui tutto può succedere, in un mese di zig zag tra i meandri del mercato di riparazione: quale sarà la nuova fisionomia della Verona calcistica? La metamorfosi sarà lenta, graduale, degna di nota e di attenzioni. Seguiteci, con la collaborazione di tutti non ci/vi sfuggirà nulla.
Dicembre è il calciomercato. Nel calderone del cambiamento psicologia e sociologia si incontrano, guardando divertite quell’umanità strana che (s)ragiona sulle traiettorie di un pallone calciato da ventidue uomini in mutande. Il buonsenso tentenna, l’ambizione è curiosa, la prudenza scaramantica, le dichiarazioni filosofiche. C’è chi cerca se stesso, chi spera negli altri, chi guarda il vuoto sperando di riempirlo. Il mercato è il melodramma dei “se” e dei “forse”, dei condizionali e dei periodi ipotetici(quanta audacia, nell’uso del congiuntivo). La grammatica, gran signora, ci permette uno spettacolo affascinante: ci consegna due modi verbali per la possibilità e l’incertezza, perifrasi in abbondanza, modi di dire mai banali e luoghi comuni sempre comodi. La storia, maestra di vita, ci indica gli errori da non ripetere. La letteratura invece, s’è presa per tempo, dipingendoci un secolo addietro. Ci hanno pensato Luigi Pirandello e Italo Svevo, che non parlavano di calciomercato, ma già al tempo avevano capito tutto.
Il mercato del duemila è quanto di più novecentesco esista nel terzo millennio. Dove i riferimenti si smarriscono, dove la foschia non scompare mai del tutto, dove l’uomo è se stesso e nessuno allo stesso tempo. “Uno, nessuno e centomila”, intitolava Luigi Pirandello, parlando di un’umanità confusa dalle maschere che era costretta a portare. Le vicissitudini di Vitangelo Moscarda non sono tanto lontane: le troviamo nella vita, nei rapporti, nel lavoro, nella politica. E il mercato non fa eccezione: il cambiamento oscilla tra troppi interrogativi, e di questi tempi la capacità di imparare a guardarsi intorno deve diventare una virtù in cui credere.
Gli interrogativi sono i figli dell’incertezza, dei conti che non tornano, della volontà che va e che viene. Aggrapparsi sugli specchi non conviene, prima o poi si scivola. “La coscienza di Zeno” ancora oggi interpreta al meglio il mondo che corre: Zeno Cosini vive in mezzo a noi, dentro di noi, contro di noi. E’ il simbolo delle frasi a metà, dell’ignavia, dell’incapacità di prendere decisione. Quel grande difetto Italo Svevo lo definì con un vocabolo che ha in sé i mali di una dimensione esistenziale: inettitudine. Inetto è colui che sa ma non agisce, che agisce ma non decide, che decide ma ne farebbe volentieri a meno. Per non rovinare un campionato, dei rapporti, una dimensione poetica della vita tal è il gioco del calcio, forse è meglio fermarsi un minuto a pensare, riflettere, interpretare il passato recente. Se c’è un male nel calcio non serve indicarlo, va combattuto: la metamorfosi parte dalle basi, dal popolo dei “calciofili”. Accorgiamocene, il mondo del calcio è lo specchio di noi stessi: spesso sporco, rigato, crepato, ma non si rompe mai. Un motivo c’è: teniamolo vivo. Buon calciomercato a tutti, e che il vento del cambiamento ci assista.
Riccardo Perandini