A Franco Casale il premio ‘Cangrande per lo sport’ del comune di Verona. Il presidente: “Fiero d’aver sposato la bandiera del San Zeno”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 3 Febbraio 2015Una lode alla carriera, alla dignità sportiva, all’umanità, alla perseveranza e alla fede, quelle più vere e più romantiche, che, quando ci sono, aggiungono versi alla poesia del calcio. E’ questo, in estrema sintesi, il significato del premio ‘Cangrande per lo sport’ conferito a Franco Casale, presidentissimo del San Zeno da ben trentasei anni.
Dici Casale e non vedi solo il San Zeno: vedi la storia di un movimento sportivo che Casale scoprì a quattordici anni, ritrovandolo qualche anno più in là, dopo un po’ di girovagare per le strade del calcio d’Italia, per non lasciarlo più. Dici Casale e pensi ad un San Zeno che trasuda di fascino per ciò che fu un tempo il suo vivaio e ciò che rappresenta ora, nonostante l’incedere degli anni, per l’intera Verona. Se ancora oggi il San Zeno è in grado di riscoprirsi sempre su certi livelli, è anche e soprattutto merito del suo presidente, un’icona simbolo di quell’amore e di quella continuità che, man mano, stanno svanendo anche nel dilettantismo.
“Sono fiero d’aver sposato la bandiera del San Zeno – racconta Casale – qui ho passato la mia vita. Sono stato a Napoli, a Caserta e in Sicilia da giovane, ma quando sono tornato a Verona ho ripreso il mio posto in quel San Zeno che poi, anno dopo anno, sarebbe diventato la mia creatura. Da qui ho visto passare giocatori di Serie A, cresciuti da maestri veri, come Olindo Filippi, uno che non vinceva i campionati ma che ti costruiva i giocatori. La sua era una scuola di calcio, magari severa, che però è rimasta dentro a tutti quelli che l’hanno frequentata. Tanti giocano ancora oggi e quei concetti si vedono, eccome se si vedono”.
Dovesse individuare un periodo aureo in mezzo a sessant’anni in granata, Casale non ha dubbi: sceglie gli anni a cavallo tra l’ottanta e il novanta del millennio scorso, anni in cui il San Zeno mostrava i suoi gioielli in tutto il Veneto, sfornando talenti in erba anche per i professionisti.
“Forse i ricordi di quegli anni sono davvero i più belli – prosegue – tutti ricordano Damiano Tommasi, ma abbiamo dato alla Serie A e ai professionisti tanti altri giocatori, come Chiti al Torino, De Fazio al Padova, Lorenzi al Parma, cito loro ma potrei dirne ancora. Erano tempi in cui il Veneto intero ci invidiava”.
Casale però non lesina una carezza da dare alla sua prima squadra. Anche gli adulti hanno portato in alto la bandiera granata. E qui usiamo il passato, sia pure per simpatica scaramanzia, dato che potremmo benissimo usare il presente guardando il campionato di Prima Categoria, girone A, in cui il San Zeno è capolista indiscusso. Anche a maggio si potrà scrivere la storia. Finchè non arriva primavera, però, meglio non parlarne.
“Io non dico mai che questo può essere l’anno buono – conclude Casale – dico che bisogna sempre, in qualche modo, essere protagonisti del campionato: quello è il vero obiettivo che ricordo sempre a chi indossa questa casacca. Ricordo il triennio in Promozione, così come la vittoria dalla Seconda alla Prima, con accoppiata Coppa Veneto-campionato, un successo che ancora oggi ci fa onore. Tutto il San Zeno, dai più piccoli ai più grandi, mi ha regalato grandi soddisfazioni. Il primato a maggio? Certo che lo vorrei. Ma la strada è lunga, meritiamocelo sul campo. Rimandiamo ogni discorso a campionato concluso”.
Note. Nella foto, un’immagine d’archivio del campionato in corso del San Zeno del presidente Casale.