Andrea Burato, un professionista al palo: “Cerco riscatto anche nei dilettanti”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 11 Settembre 2013Andrea Burato al palo. Chi l’avrebbe mai detto. Lui, che nelle giovanili del Chievo fece faville. Lui che vestì l’azzurro delle Nazionali giovanili. Lui che stupì anche l’allora tecnico del “Ceo”, Mimmo Di Carlo, il quale lo fece esordire in Serie A, a Napoli, allo stadio “San Paolo”. Non uno stadio qualsiasi. Esordio di fuoco, di quelli da sconsigliare ai deboli di cuore. Correva l’anno 2008-2009: la strada nel calcio sembrava spianata.
L’anno dopo c’è l’Hellas. Primo anno da professionista, campionato di Serie C1. Pochi gettoni, ma le qualità ci sono. Le geometrie del metronomo illasiano restano impresse nei cuori dei tifosi, i “mille e mille dalle sciarpe gialloblù”, così come li chiama Robi Puliero, osannando la folla degli amanti del magico vecchio Hellas. E’ il tempo della gavetta: nessuno ha voglia di mettere fretta al ragazzo.
Dare tempo al tempo: la ricetta è semplice. Anche Andrea ne è ben consapevole. Arrivano altre chiamate. C’è il Sudtirol: Burato va, accarezza ancora il calcio dei pro. I risultati sono buoni, l’anno non è da buttare. Poi c’è il Mantova, qualcosa non va e tutto finisce nel dimenticatoio. Arriva il Treviso, si spera nella rinascita ma è ancora notte fonda. La società ha troppe difficoltà: la squadra retrocede, in estate arriva anche la notizia della non iscrizione al campionato di D. La favola ha un’interruzione, il bianco vestito pronto per il gran ballo si sporca.
Un colpo al cuore. Inaspettato. Neanche il tempo di organizzarsi, di trovare un’altra sistemazione. Burato così è ancora al palo, senza una squadra. La voglia di tornare protagonista però, è enorme. Anche nei dilettanti. Perchè uno così non può restare a guardare. Merita attenzioni, non si possono avere dubbi. Chi l’ha visto all’opera non può non ricordare.
Passo felpato, movenze eleganti, testa alta, piede dolce, pronto a farsi pennello, abile come pochi a disegnare parabole su parabole per i compagni. Burato è uno di quelli che ancora oggi, nel calcio dell’intensità, riesce a prendersi il tempo per pensare, decidere, e colpire la palla col compasso. Tesa, puntuale, precisa. Come un vero regista.
“Purtroppo è andata così – commenta Andrea – il Treviso non si è iscritto e sono ancora fermo. La notizia è arrivata tardi, le squadre professionistiche erano già a posto ormai”.
Riepiloghiamo la tua carriera. Il momento più intenso?
“L’esordio in A, sicuramente. Devo tantissimo a Di Carlo, che mi ha permesso di vivere una gioia simile. Eravamo a Napoli, era il 2008-2009, bellissimo”.
L’annata all’Hellas: come la valuti?
“Positivamente perchè sono cresciuto moltissimo pur non giocando granchè. Ho avuto la possibilità di vivere da professionista accanto a calciatori affermati, è stata senz’altro un’esperienza importante”.
Poi Sudtirol, il Mantova, infine il Treviso, l’ultima sfortunata annata. Quest’estate però, arriva la chiamata per le Universiadi:
“Una bellissima esperienza – ricorda Andrea – che porterò sempre con me. A livello di risultato non è andata benissimo, ma è stata comunque un’ottima occasione di crescita. Non posso che parlar bene dell’allenatore Bertotto, si vede che ha giocato per anni da protagonista in Serie A”.
Riportiamo a galla qualche aneddoto: l’allenatore che ti ha dato di più in assoluto?
“Nicolato alla Primavera del Chievo, un allenatore magnifico. Mi stupisce che sia ancora alla Primavera, potrebbe ambire a molto di più”.
Quello con cui ti sei trovato meglio nei pro?
“Di Carlo, l’anno in cui mi allenavo in Serie A. Un gran martello, e un’ottima persona. Porterò sempre un bel ricordo di lui”.
Il compagno con cui hai legato?
“Due: Espinosa, che ora gioca al Rimini, e Corti, ora alla Pro Sesto”.
Concludiamo, Andrea. Riallacciamoci al mercato che sta per chiudere. La voglia di tornare è tanta. Arrivasse una chiamata dai dilettanti?
“La prenderei sicuramente in considerazione, spero arrivi. E’ chiaro che avendo sempre giocato in Lega Pro vorrei rimanere in categoria, ma la situazione al momento è quella che è, e l’importante, lo sanno tutti, è rimanere nel giro, giocare, essere protagonisti. Mi auguro di trovare una sistemazione, poi starà a me dimostrare che sono ancora all’altezza del calcio professionistico”.