Bragantini e l’eredità di Cherobin. Il tecnico loda il predecessore ed inaugura il nuovo ciclo: “Applaudo Michele, ha fatto un gran lavoro. L’obiettivo? Imparare a batterci”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 21 Agosto 2015Una Virtus pugnace, preparata, versatile. Camaleontica ed intelligente, muscolare ed intuitiva. Simone Bragantini disegna virtualmente ed idealmente la sua Virtus. La vuole così, zelante nell’impegno e autonoma nell’interpretare la materia, come una studentessa che aspira al miglior voto. Un po’ volpe ed un po’ leone, diciamo così, per usare un prestito machiavelliano. Per Bragantini è un ritorno in una roccaforte s’era messo in luce con le giovanili. Un dietrofront compiuto col sorriso e lo sguardo all’insù, verso il penultimo gradino della piramide rossoblù, dove prenderà casa. Sotto l’apice, sul cui trono rimane, inamovibile, Luigi Fresco, ci sono loro, i ragazzi della Polisportiva. Stesso stendardo, stessa casa, stessi colori, identica formazione. Sarà il loro mentore: alcuni li conosce già, altri imparerà ad apprezzarli.
Non ci ha messo molto a calarsi nell’ambiente, spiegherà. L’aria di casa la conosce, d’altronde. L’eredità di Cherobin è un gruzzolo di monete d’oro da gestire con intelligenza. Bragantini lo sa bene, ringrazia il precedessore, tessendone le lodi, e inquadra così l’anno che verrà. L’obiettivo è imparare l’arte della battaglia: la sfida, in via Gavagnin, è già iniziata.
“Ammetto che Cherobin ha svolto un lavoro eccellente – confessa – ho preso le redini di un gruppo solidissimo, che sa come si lavora. C’è entusiasmo, un clima piacevole e cordiale. Si suda, ma le ore scorrono veloci. Si sta bene davvero, Michele ha lavorato bene su tanti aspetti, gli faccio i miei complimenti. Non partiamo certo da zero. L’obiettivo è imparare a battersi: capire la categoria, capire come interpretare le partite e come affrontare gli avversari”.
La palla in Virtus spunta già dai primi giorni. Si gioca, si lavora sul possesso, scorrono lisce le prime sgambate. Bragantini però non disdegna il lavoro atletico a secco. Mentre la tendenza è, stando alle recenti interviste, quella di trasformare la parte atletica senza palla in parte atletica con palla, Bragantini va un po’ controcorrente. Ecco come.
“Ogni esercizio non è mai fine a se stesso – spiega – nei primi giorni non torchio i giocatori, li voglio vedere all’opera, partiamo senza forzare i ritmi. In ogni esercizio ci sono concetti tattici da applicare, i ragazzi capiranno come lavoro. Il lavoro fisico a secco? Introdurremo anche quello. E’ un supporto per l’atleta, penso vada inserito nella preparazione, e vada inserito bene. Ci vogliono figure preparate per curare l’aspetto fisico e qui in Virtus contiamo su garanzie che non hanno bisogno di presentazioni. C’è gente che ha un occhio particolare per la gestione fisica delle sedute, ho massima stima di chi mi affianca e questi primi giorni mi rendono fiducioso. Piano piano diventeremo squadra, i giovani si integreranno e impareranno ad essere funzionali al sistema-Virtus. In D è arrivato Vesentini che giocava qui, spero sia il primo di una lunga serie. Anche questo può essere uno stimolo per i ragazzi. Dove arriveremo non lo so, sulla carta le favorite sono altre. Io dico: impariamo a capire chi siamo e ad entrare presto nei ritmi e nel clima del campionato. Di classifica parleremo più avanti, non certo ora”.