Dilettantismo tra color che stan sospesi. Riflessione sul complesso tema della ripartenza
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 20 Novembre 2020Sospesi. Costretti al paradosso di convivere con il dubbio come unica certezza. Tale è la condizione, verrebbe da dire esistenziale, degli operatori del mondo sportivo. Complessa è l’analisi, sempre che di analisi in senso forte si possa parlare, dello stop del movimento dilettantistico. Espressione che, come è ormai noto, comprende la disputa dei campionati così come delle sedute di allenamento collettive, diciamo tradizionali per usare un termine che mette d’accordo tutti.
L’interpretazione delle restrizioni ha dato adito, com’era facilmente presumibile, a letture divergenti. C’è chi ha tenuto aperto l’intera filiera, prima squadra compresa; chi mantiene vivo il movimento fino agli Allievi; chi apre gli impianti (eccezion fatta per gli spogliatoi) ogni giorno per consentire l’accesso di tutti gli atleti, di ogni squadra, adulta o giovanile; chi ha chiuso i battenti.
Appare evidente come non esista una soluzione univoca: disponibilità logistica, umana, anche economica, fanno la differenza nell’orientare scelte che, in termini assoluti, non meritano di essere giudicate. Quanto si apre è un confronto con la categoria della possibilità, pur ristretta: l’orizzonte è quello della scelta. Compito non semplice quando le condizioni non sono identiche per tutti. La riflessione è sempre situata, contingente, mai da togliere dal suo contesto, pena l’irrilevanza delle considerazioni.
Ad emergere sono così scuole di pensiero: evitamento del rischio, affronto calcolato del rischio, in poche parole, rinuncia e convivenza col problema. Tema intricatissimo che intreccia possibilità organizzative, atteggiamento delle famiglie, praticabilità dei protocolli, fattibilità di attività in regime di sicurezza, motivazione dell’atleta dinanzi ad un cambio radicale della routine.
Nel nugolo di istanze emerge un dato positivo: c’è ragionevolezza in ogni posizione presa, sia in chi si è fermato perchè consapevole di non poter far fronte alla situazioni (impossibile stilare una lista completa di motivi, anche se sono facilmente intuibili in linea di massima) così come i dati delle positività emerse in chi ha mantenuto aperta la filiera sono più che confortanti, segno di buona gestione unita ad un’irrinunciabile dose di fortuna.
In conclusione, ci sarà un tempo in cui la discussione verterà sul senso della riforma del format dei campionati, indirizzati verso la disputa di un girone di sola andata. Oggi invece è opportuno concludere sottolineando la capacità di molte società di non assumere decisioni per partito preso, senza aver calibrato pro e contro della propria peculiare situazione. Un plauso va fatto, perchè la bontà organizzativa che s’è vista è l’antidoto più evidente alle derive di certe discussioni, come il dibattito concettuale sull’essenzialità o meno dello sport, che, rimaste in argomentazioni risibili e sparute, poco hanno prodotto.
Non conta stabilire cosa sia più o meno essenziale: conta render ragione di come si organizza l’evitamento o la convivenza con il rischio. Tema a cui molte società hanno risposto in modo lodevole, soprattutto a tutela dei giovani atleti.