Dossobuono incamera ossigeno. Bozzini: “Troppi infortuni, ma abbiamo la scorza dura”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 29 Settembre 2015L’ennesima sfida. Un gradino sopra, a velocità doppia. Cambia la categoria, non il copione, non gli uomini. L’Olimpica Dossobuono dispensa fiducia al gruppo storico. Il doppio salto dalla Seconda alla Promozione è il frutto di un lungo, instancabile ricamo. Un ricambo bellissimo, a vederlo da fuori. Guai a privarsi di chi ha tessuto la tela. Scelta coraggiosa, di cuore ma non solo. A Dossobuono il successo è questione filosofica. E’ la trasposizione nella pratica di un modo di vivere ed interpretare la dimensione sportiva, che accomuna tutti, mentori ed interpreti. Bozzini in testa, la società al fianco, i giocatori in primo piano, primattori indiscussi. Artefici del loro destino, dalla Seconda alla Promozione. Gran bella storia, tinta di un giallorosso che va sempre più di moda.
“I tre punti con la Provese ci fanno respirare – commenta Bozzini – abbiamo pagato una dose enorme di malasorte a livello di infortuni. Abbiamo l’infermeria piena, e purtroppo ad affollarla c’è gente d’esperienza. Ma qui il gruppo ha assimilato il concetto chiave: serve più intensità, bisogna lavorare sodo. La Promozione è un campionato più veloce, dobbiamo adattare il nostro sistema di gioco ai ritmi della categoria”.
Bozzini dispensa fiducia. Per i suoi spende parole al miele. E non potrebbe essere altrimenti: riuscisse a salvarsi in Promozione con gli stessi artefici del doppio salto dalla Seconda, compierebbe un mezzo miracolo.
“I ragazzi si applicano e il buon lavoro genera entusiasmo – prosegue – ciò che serve perché si mettano a disposizione, anche accettando la critica, il richiamo, la panchina o la sostituzione. Vedono che il loro non è sudore versato senza un obiettivo. Crediamo tutti nella nostra filosofia e proseguiamo imperterriti”.
Prosegue, purtroppo per Bozzini, anche un poco carino comportamento della classe arbitrale, cui il tecnico tira bonariamente le orecchie.
“Troppo dispotismo – conclude – parlo agli arbitri con toni pacati e col sorriso sulla bocca. Porgo un invito sincero: si spieghino, diano spiegazioni. Non serve atteggiarsi a prime donne. Gli animi a volte sono troppo surriscaldati, noi tecnici abbiamo le nostre colpe, ed io non nego le mie. Un passo di avvicinamento reciproco però non guasta, proviamoci. Invertiamo la rotta che ci vuol sempre divisi: loro a comandare, noi a protestare. Ripeto: confrontiamoci, basta anche una spiegazione breve. Evitare ogni forma di dialogo mi pare inopportuno”.