..e sono 350. L’incredibile storia di Mirco Cengia, bomber senza età
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 27 Febbraio 2014Trecentocinquanta volte Mirco Cengia. Come lui, nessuno mai. Ieri, l’ennesima perla. Su rigore: il destino ha voluto che il grande traguardo, Mirco, lo tagliasse dal dischetto. Con un sinistro incrociato, il portiere che intuisce, ma senza intercettare la sfera. Bonavigo, per Cengia, diventa il trampolino verso la storia. Fosse per lui, la filosofia del limite non esisterebbe. Non esisterebbe perchè Cengia, nel suo silenzio operoso che profuma di gloria, il senso del limite sembra non averlo mai conosciuto. Sembrava dovesse smettere: non ha smesso. Sembrava dovesse fermarsi ai trecento goal: ha toccato i trecentocinquanta. L’asticella, invece, per lui s’è sempre alzata di qualche centimetro. In pochi lo raggiungeranno. Forse nessuno. Mirco lo sa, ma non lo dà a vedere. Mostra un sorriso pacato, non esce dalle righe di un aplomb composto a priori. Ad esser sinceri, ce l’aspettavamo. Perchè Cengia è semplicità: sempre, in tutto e per tutto. Semplicità dell’animo, dei modi, sempre gentili. Semplicità nelle giocate, nel calcio, nel tocco di palla. Semplicità, stavolta disarmante, nel gonfiare la rete. C’è riuscito in tutti i modi: dai goal impossibili alle reti più semplici, nella sua memoria c’è spazio per tutto.
Marziale, lo conoscesse, scriverebbe in uno dei suoi epigrammi che il segreto di Cengia è un ‘contentus vivere parvo’. Un quieto vivere, per dirla all’italiana. Senza l’amore per i riflettori, senza vanità, senza essere appariscente. Perchè Cengia ha i numeri dell’upper class, ma non gli serve darlo a vedere. Viaggia in seconda classe, come la gente comune. Sale nell’empireo, dov’è di casa, in silenzio tombale. Non lo noti, nella vita come in campo. Cengia su un prato verde ha insegnato a tutti cos’è l’eloquenza del silenzio. Lui, parla coi fatti: passa una palla nell’area di rigore e lui è lì, come un falco. In un baleno la musica cambia. Si fa più intensa, vibrante, giunge dritta al cuore. E’ una musica fatta di poche note, quelle del sordido saluto di un goal. Un suono beffardo, appena udibile, docile, che ricorda il Cengia calciatore: uno che campo corre, lotta, si fa spazio senza esagerare. Uno che non senti rimproverare, non senti protestare, alzare la voce a casaccio. Perchè Cengia bada al sodo: da sempre. Da attaccante, vive per il goal. Il suo viaggio nel pallone non ha altri scopi. Il suo obiettivo, da una vita, è là, in quei sette metri e mezzo. La sua favola l’ha scritta lì, tra due legni e una traversa.
Ormai, la conoscono tutti. E piace, eccome se piace, la grande storia di bomber Cengia. Piace, ironia della sorte, anche a tanti portieri trafitti da lui stesso. Segno che, forse, anche i numeri uno hanno capito che al destino dei grandi non ci si oppone. Cengia, ovunque è andato, è ricordato così: una gran persona. Non c’è compagno, dirigente o avversario che non porti in cuore una bella immagine di lui. Perchè i goal contano, ma i rapporti restano. La vita di campo passa alla storia, la sua essenza, però, Mirco la ritroverà sempre, ovunque andrà. Forse, la sua più grande soddisfazione sarà quella di poter dire, ed è un privilegio concesso a pochi, d’aver strappato sorrisi ovunque e a chiunque. Coi fatti, e poche, ma significative parole. Come quelle con cui vuole commentare questo traguardo:
“E’ una grande soddisfazione per me – commenta Cengia – da tempo lo aspettavo. Ieri notte dopo la partita ero a letto coi miei due bambini, pensavo al goal, al traguardo raggiunto, alle difficoltà che ho superato: ero talmente felice che non riuscivo a dormire. Voglio ringraziare tutti, indistintamente, tutti coloro che sono stati con me nel corso della mia carriera. Ringrazio mia moglie, i miei figli, cui dedico l’ingresso nella storia, e soprattutto i miei compagni della Napoleonica e la società. Ieri, mi hanno preparato un tributo commovente: striscione, bottiglia e maglia celebrativa. Troppo gentili: non potevo chiedere di meglio. Concludo così, con un enorme grazie a tutti quanti. Lo sapete che non sono di tante parole: sono fatto così. Ma questo ringraziamento è davvero sentito: grazie di nuovo, ragazzi”.