Emanuele Piacentini, tuffo nel passato ruggente. Tra Hellas, eurogoal al Genoa e il ricordo di Meggiorini e Cazzola
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 15 Ottobre 2013Tuffo all’indietro. Per dieci minuti il presente non conta più. Emanuele Piacentini si concede un bagno nel mare della memoria. Il suo, è un viaggio tra i ricordi di un passato ruggente. Bellissimi: non c’è aggettivo migliore per descriverli.
Il giallo e il blu dell’Hellas Verona cucito addosso, il piacere, e l’onore, unico nella sua specie, di difendere i colori della squadra più amata della città, la sensazione di potercela fare, di poter cullare un sogno infantile seguendo le traiettorie di un pallone. Non a tutti capitano esperienze del genere.
Emanuele tra i ranghi del mitico vecchio Hellas, come lo apostrofa la storica voce del calcio veronese, Roberto Puliero, c’è stato per cinque lunghi anni. Faceva parte della nidiata degli ’85. Anche lui aveva diritto a volare col pensiero. Tra i suoi compagni, due sono arrivati in serie A: Riccardo Meggiorini e Riccardo Cazzola. E pensare che, quando la società unì le annate ’84-’85, Cazzola fu addirittura lasciato a casa.
“Al tempo andò così – racconta Emanuele – unirono le due annate, e come spesso accade, i più giovani vengono lasciati a casa. Toccò la stessa sorte a me e a Cazzola, che venne con me al San Zeno”.
Poi però, la fortuna lo assistì comunque, anche se in ritardo.
“Sì, ebbe la fortuna di poter fare un provino, ma anche e soprattutto la bravura di farsi selezionare. Non è andato avanti per caso, era bravissimo. Lo chiamò il Perugia, e dopo il test lo scelsero. Da lì iniziò la sua seconda vita, e la sua carriera professionistica”.
Con Meggiorini e Cazzola, Piacentini non è legato solo coi ricordi. C’è molto, molto di più.
“C’è ancora una bella amicizia. Ovviamente un po’ ci siamo persi, ma ci sentiamo lo stesso. I loro genitori sono amici dei miei, spesso siamo andati a mangiare assieme. C’era, e c’è ancora, un rapporto che va al di là del calcio giocato”.
Anni stupendi, quelli dell’Hellas Verona. Impossibile non ricordarli.
“Fu il periodo più bello della mia carriera. Ricordo ancora un goal contro il Genoa: sombrero e botta al volo sotto l’incrocio. Spettacolare”.
Poi le strade si divisero. Rotta verso il dilettantismo, di cui Piacentini è stato un cultore fino alla stagione scorsa.
“Non ho nessun rimpianto, non rinnego nulla di ciò che ho fatto. Ho avuto la possibilità di giocare in ottime squadre, tra cui Soave, Sirmione, Montebaldina, ecc. Ma se devo scegliere un’annata, o un periodo, dico il triennio a Soave con Serato in panchina: semplicemente fantastici”.
Ora Emanuele ha deciso di dare priorità ad altro. Il calcio, comunque, è rimasto il suo trastullo, con cui si diletta il venerdì sera per i campi amatoriali, con la casacca granata degli Amatori Quinzano.
“Da tempo il presidente mi chiedeva di venire a giocare qui. E’ arrivato il momento giusto, sono contento della mia scelta. Sono vicino a casa e gioco assieme ai miei amici. C’è un bel gruppo, ci divertiamo. E’ la dimensione calcistica giusta per me in questo momento, sono contento così”.