FRATELLI/ Fratelli Mileto: storia di un ossimoro a tinte bianconere
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 18 Gennaio 2013Parallelismi, confronti, opposti che si attraggono. Dai corridoi di casa al campo di Zevio, passando per le strade di due vite che si incrociano. La storia dei fratelli Mileto è il romanzo del nido familiare che saluta il focolare domestico, forte delle certezze costruite assieme, di un rapporto sincero maturato negli anni. Tra le righe del racconto, brilla un curioso ossimoro che unisce le carriere dei due fratelli. La dimensione calcistica che lega Andrea e Matteo Mileto è lo specchio di un connubio che avvicina due fratelli tanto diversi e tanto uguali: Andrea attaccante, estroverso, maturo calcisticamente; Matteo difensore, introverso, dal silenzio loquace, alla prima esperienza in categoria dopo le giovanili. In comune ci sono il passato tra le fila del Crazy Colombo e il percorso scolastico, condiviso, anche se a distanza, sui banchi del “Maffei” di Verona. Il resto sono parallelismi, confronti, opposti che si attraggono: il bianco e il nero a braccetto, come i colori dello Zevio, di cui portano in alto la bandiera.
Ragazzi, è il primo anno che condividete un’esperienza calcistica con la stessa maglia. Perché Zevio?
“Io sono a Zevio da un paio di anni – esordisce Andrea, il più grande – e devo dire di essermi trovato molto bene. Qui sono rinato, ho trovato l’ambiente giusto e ho consigliato a mio fratello di raggiungermi. In estate ne abbiamo parlato con la dirigenza, e alla fine s’è concluso tutto per il meglio”.
“Esatto – continua Matteo – Andrea mi ha parlato molto bene dello Zevio, avevo voglia di provare un’esperienza nuova, e il fatto di giocare in una categoria come la Promozione e per di più insieme a mio fratello mi ha convinto a cambiare maglia”.
In comune avete, per così dire, un percorso di crescita: il vivaio del Crazy Colombo per il calcio, i banchi del “Maffei” per la scuola. Il vostro rapporto invece, va anche oltre il campo di calcio?
“Sì assolutamente – risponde Andrea – abbiamo un ottimo rapporto, i confronti non mancano ma è normale che ci siano, per di più ora che giochiamo insieme. I quattro anni di differenza non si sentono, viviamo esperienze simili e parliamo spesso”.
“Confermo – prosegue Matteo – e aggiungo che sono riconoscente a mio fratello per l’aiuto che mi dà, a partire dalla scuola per finire nel calcio ”.
Botta e risposta: Andrea, pregio e difetto di Matteo come calciatore?
“Pregio la professionalità, difetto l’inesperienza, ma è fisiologica, col tempo migliorerà molto, ne sono sicuro”.
Matteo, a te la replica.
“La miglior qualità di Andrea è la propensione al sacrificio, è un attaccante completo, che corre molto al servizio della squadra. Difetto direi la resistenza, spende parecchie energie e a volte non regge i 90’ con lo stesso ritmo”.
Andrea, come ragazzo e come fratello invece, il pregio e il difetto di Matteo?
“Pregio l’umiltà, per qualsiasi cosa. Difetto, mah, non ne ha uno di particolarmente evidente”.
Ribatti pure, Matteo.
“Come dicevo prima, sa dare i giusti consigli. Poi è estroverso, non annoia mai. Difetto invece direi l’impulsività, a volte è troppo diretto e potrebbe tenersi un po’ a freno”.
C’è un episodio particolare, una curiosità che lega i vostri trascorsi calcistici?
“Chiaro – spiega Matteo – io gioco difensore da quest’anno, ma al Crazy ho sempre fatto l’attaccante come Andrea. Ogni volta in casa facevamo il confronto delle partite, chi aveva giocato meglio, chi segnava di più. E io, devo dire, finora ho sempre perso!”
“Io invece ricordo quando eravamo piccoli – aggiunge Andrea – . Giocavamo a calcio in casa, ovunque e con qualunque cosa. Avevamo la stessa passione, e per noi era uno spasso”.
Concludiamo, ragazzi. Da quest’anno insieme, per il futuro invece, quali sono le prospettive?
“Nella vita non saprei – conclude Andrea – anche perché Matteo vuole iscriversi a Medicina, mentre io sto per laurearmi in Giurisprudenza. Nel calcio invece sarebbe bello proseguire assieme, se possibile ci proveremo”.