I Testi, una dinastia nel pallone. “Il sogno? Giocare tutti con la stessa maglia”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 28 Ottobre 2013Il rintocco di un pallone che rotola, l’odore dell’erba e del cuoio, i panni sporchi da lavare, la borsa da fare e disfare. Le trasferte, i prepartita, i silenzi, le discussioni a tavola. I consigli del padre Maurizio, la pazienza di mamma Daniela, mille aneddoti disseminati lungo anni e anni di carriera.
La storia dei Testi è come un romanzo scritto con una penna a forma di pallone. La metafora, forse ardita, ci sta tutta. Sì, perché il pallone è stato il trastullo, il simbolo di una vita e di un amore sincero verso lo sport prediletto da parte di tutta la famiglia. E’ stato l’argomento di discussione, il pepe di tante serate passate assieme al calore del focolare domestico. Calcio giocato e calcio discusso a casa Testi siedono a tavola coi commensali: non importa se dilettantistico o professionistico. Ogni domenica c’è il giro di telefonate, non mancano i resoconti reciproci, i commenti sul mitico, magico, giovane vecchio Hellas, la Fede calcistica per eccellenza, scritta con la lettera maiuscola. Con le donne di casa lì, ad ascoltare, con una pazienza tanto grande quant’è la loro passione.
Gli inizi di tutti i Testi hanno un unico comune denominatore: il campetto della chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, nel quartiere di Ponte Crencano. Come per tanti, l’oratorio è stato il luogo in cui hanno imparato ad amare il calcio. Tra finte, controfinte, amici conosciuti, scarpe consumate, mille giochi con la palla, quando ancora l’invenzione era una dote concessa a molti. Perché i campi oratoriali, spesso spelacchiati, sono una delle più grandi invenzioni della scienza e della tecnica. Talmente semplici che permettono di inventare, di scervellarsi per scoprire sempre qualche colpo nuovo. Bastava una palla e la voglia di giocare, che non mancava mai. Erano altri tempi, altri pomeriggi infiniti.
In quegli spazi aperti sono cresciute generazioni intere, felici di sudare correndo dietro ad un pallone, contenti di provare a colpirlo in questo o quel modo, di imprimergli la forza e la traiettoria voluta. Tra quei volti sorridenti, c’erano anche i Testi: il papà Maurizio, e i suoi tre figli, Emiliano, Andrea e Nicola.
A prescindere dal capitolo in cui si inizia a leggere la loro storia, c’è il rumore di un pallone che rotola per i corridoi di casa e per le vie della Verona nel pallone. C’è il sapore sublime di un amore vero, mai venuto meno, per lo sport che è stato il simbolo e lo stucco della loro vita. Il loro racconto però, non è concluso. C’è ancora lo spazio per un sogno: ritrovarsi su un campo da calcio, tutti con la stessa maglia, il padre Maurizio e i suoi tre figli, Emiliano, Andrea e Nicola.
“E’ un sogno che ho – confessa Maurizio, oggi collaboratore di Gigi Fresco alla Virtus Vecomp – un giorno spero di riuscirci. Ho avuto la gioia di allenare sia Andrea che Emiliano, ma non siamo mai riusciti a riunirci tutti sotto la stessa bandiera”.
Un allenatore navigato, Maurizio Testi. Conosciuto e stimato in tutta Verona: per lui parlano i numeri, ma non solo. Parlano anche i suoi ex giocatori, i suoi figliocci, in cui ha sempre lasciato un bel ricordo. In famiglia, Maurizio è stato il faro dei suoi figli: prima da giocatore, poi da allenatore.
“Il calcio ci ha regalato bei momenti – ricorda Maurizio – come i viaggi tutti assieme quando io ancora giocavo. Io in campo, mia moglie e i miei figli al seguito. Bellissimo”.
Gli inizi condivisi, poi le strade si sono separate, per incrociarsi di tanto in tanto. Da compagni, o da avversari.
“Abbiamo iniziato tutti e tre alla chiesa di Santa Maria Ausiliatrice – dice Andrea – finivamo la scuola, mettevamo gli scarpini e andavamo a giocare. Finchè scendeva il sole, o, per lo meno, finchè le scarpe non si consumavano. Poi nel tempo abbiamo giocato sia contro che insieme: le volte che io ed Emiliano ci affrontavamo da avversari la domenica mattina non ci si parlava nemmeno. In campo qualche calcetto è volato, specialmente da parte mia. Ma non abbiamo mai litigato”.
Fratelli amici, i Testi, in campo e fuori. Legati da un sentimento vero, sincero, in tutto e per tutto.
“Andiamo molto d’accordo – racconta Emiliano, il più grande – tra i ricordi più belli conservo quelli delle partite “Testi contro tutti”, oppure l’aver giocato assieme a mio fratello Andrea. Anche con Nicola ho condiviso una breve esperienza negli amatori. Una volta giocammo contro nostro padre, inutile dire che abbiamo perso!”
Difficile scovare il migliore, in una famiglia così.
“Il più forte? Nostra mamma Daniela – irrompe Nicola, il più giovane – è sicuramente la migliore di tutta la famiglia. Non c’è paragone: ancora oggi che siamo adulti si adopera per noi, non ci fa mai mancare nulla. Ci ha dato tantissimo, non possiamo non citarla”.
A casa Testi il calcio apre le porte anche alle quote rosa. Come non potrebbe essere altrimenti.
“Lasciateci ringraziare le nostre donne – ribadiscono in coro i tre fratelli assieme al padre Maurizio – mamma Daniela, Elena, Erica e Margherita. A volte ci rimproverano, e hanno ragione. Ma in fondo ci capiscono, sostenendoci sempre. E’ anche e soprattutto grazie a loro se il calcio ha sempre fatto parte delle nostre vite, regalandoci grosse emozioni. A tutte loro va, di nuovo, il nostro più sincero ringraziamento”.
Anche le donne di casa Testi infatti, condividono il sogno, già citato prima, del papà Maurizio. Si realizzasse, sarebbero le prime a gioire assieme a lui.
“E’ un sogno che tutti ci auguriamo di realizzare – conclude Emiliano – sarebbe bellissimo, soprattutto per papà. Dopo una vita intera vedere i suoi tre bimbi con la stessa maglia. Non capita a tutti, spero davvero che accada. Sarà un giorno da ricordare, forse il più bello della carriera di ognuno di noi, a prescindere di come andrà a finire la partita”.
Riccardo Perandini
Direttore Editoriale Calcio Dilettante Veronese