IL GESTO/ Il rigore non c’è. E Trevisani lo calcia fuori
by Calcio Dilettante 14 Maggio 2012Prendere la mira, un respiro profondo e quindi la rincorsa prima di calciare la palla sistemata sul dischetto: tiro fuori, rigore sbagliato. Scene di ordinaria amministrazione su tutti i campi di calcio, spesso accompagnate da imprecazioni più o meno colorite, musi lunghi e arrabbiature. ?Tranne questa volta però. Perché Luca Trevisani quel rigore aveva voluto calciarlo proprio lì, lontano dallo specchio della porta difesa dal portiere avversario. ?Si gioca il secondo tempo della gara tra Sant´Anna d´Alfaedo e Concordia, campionato di Prima categoria: il punteggio vede in vantaggio la formazione di Borgo Milano per 4-1 quando l´arbitro assegna il penalty al Concordia tra le proteste del pubblico e dei giocatori. ?
NIENTE TRIS. È il terzo rigore aseegnato in una giornata non particolarmente felice per il direttore di gara e sul dischetto va l´esperto difensore, classe 1979 e capitano della squadra: il tiro è preciso e va proprio dove voleva lui: fuori. ?«Mi sembrava la cosa più giusta da fare in quel momento, era già il terzo rigore che subiva il Sant´Anna e l´arbitro ne aveva combinate parecchie», racconta Trevisani. «Gli animi soprattutto sulle tribune erano già troppo caldi, il fallo sembrava inesistente a quanto detto da compagni e avversari, io ero molto lontano dall´azione. Quando mi sono avvicinato al dischetto sapevo già cosa fare». ?
PAURA DI… FAR GOL. Prendere la mira e calciare fuori, concentrandosi per non sbagliare e magari segnare lo stesso. «Devo ammettere che non è stato semplice, avevo quasi paura di segnare», sorride ripensando al suo tiro dal dischetto, «per un attimo ho temuto di fare gol, di certo non si è abituati a mirare lontano dalla porta». ?Senza dubbio un bel gesto, anche se più di qualcuno si sarà chiesto se avrebbe fatto lo stesso anche con un risultato diverso, magari con un vantaggio più ridotto o in caso di pareggio, addirittura di vantaggio avversario. «Sinceramente non so cosa rispondere. È impossibile dirlo senza trovarsi dentro alla situazione», ammette. «In quel momento mi sembrava la cosa più giusta da fare. Nel calcio di oggi è bello che ogni tanto accadano anche episodi simili, ogni tanto ci vuole. Anche se credo che in molti avrebbe fatto come me, almeno questa è la speranza. In fondo a me è sembrato normale scegliere di calciare fuori, in fondo non ho fatto niente di speciale».