Il prepartita. Cos’è la domenica mattina per un calciatore dilettante?
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 4 Marzo 2014C’è il calcio giocato e il calcio parlato, il calcio sognato e quello odiato, quello scritto e quello atteso. Per una partita di pallone, le varianti che entrano in gioco sono tantissime. Si fa dalla fisiologia muscolare alla scaramanzia, passando per la psicologia e la sociologia. La domanda odierna è: cos’è la domenica mattina per un calciatore dilettante? Del prepartita in spogliatoio abbiamo già discusso. Mancava quest’ulteriore approfondimento. Puntuali, non ci siamo fatti pregare. Anche la domenica mattina merita la sua degna letteratura. Dove sono i calciatori prima di pranzare? Proviamo ad analizzare la questione.
Innanzitutto, la tassonomia dipende da un punto imprescindibile: l’ora di ritorno del sabato sera. Quel ritorno, tardivo o no, separa l’umanità pedatoria in due grandi categorie: i puri, e i duri a morire.
I puri sono gli appassionati per eccellenza, quelli che amano le scaramanzie, che già al sabato pomeriggio immaginano col pensiero i passaggi, le diagonali, i cross che farebbero il giorno dopo. I duri a morire sono personaggi poetici: vogliono giocare ma non rinunciano al divertimento ad ogni costo. Sono gente simpatica, burlona, poco incline alle regole, talvolta capaci di autentici colpi di genio misto a follia. Sono i proseliti del mito che vuole giocatori tutto ‘genio e sregolatezza”.
Tra i puri, spicca l’uomo del giornale. Spesso è un capitano o un giocatore di una certa levatura: se abita nei paesini, s’alza dal letto e va al bar della piazza. Se abita in città, raggiunge i locali di ritrovo comune. Ha la mattinata scandita da appuntamenti imprescindibili: cappuccino, brioches a scelta, brevi public relations. Poi arriva l’ora x, in cui va di scena il rito dei riti: azzannare Gazzetta e giornale locale. L’uomo del giornale legge per concentrarsi: sfoglia le pagine, legge i titoli, scruta le figure, commenta le pagelle, trangugia righe su righe. Finita l’opera, contento, torna a casa verso l’ora di pranzo. Di norma, ha un menù ben definito: guai cambiarlo. Sono figure mitologiche: speriamo si riproducano, di tanto in tanto.
Sull’altra sponda, però, giocano la loro partita mattutina personaggi non meno simpatici. Tra i duri a morire, spiccano due sottospecie: i dormiglioni dell’ultimo minuto e i passeggiatori. I primi, sono gli incorreggibili cultori del saturday night. Ce ne sono in ogni categoria. Bar, cinema, discoteca, giro in centro, serata a ramengo: l’importante per loro è non rincasare di buon’ora. Al risveglio, mostrano occhi gonfi, un vagare poco convinto, a volte incerto. Sono ancora sospesi a metà tra i ricordi della serata e i sogni della fugace dormita. A volte, si producono in clamorosi sbagli gastronomici: c’è chi non rinuncia alla colazione e divora etti di biscotti nel caffelatte. Coraggiosi, fanno finta di non accorgersi che sono le tredici diurne, e il ritrovo, dannato, è venti minuti dopo. Simili, ma non meno tragicomici, sono quelli che saltano la colazione per dare fiducia al pasto. Mangiano di tutto, in quantità astronomiche. I peggiori, però, sono i veri duri a morire. S’alzano cinque minuti prima del ritrovo e hanno la borsa ancora da preparare. Arrivano al campo in ritardo, alcuni protestando con frasi irripetibili, altri portando a priori i soldi della multa (sì, succede anche questo: fidatevi, cari lettori!). In pancia, non hanno nulla. I commenti verso metà riscaldamento ve li lasciamo intendere.
I migliori, però, sono i passeggiatori. Sono giocatori di una certa classe che non dovrebbero permettersi certi sgarri. Godono di fiducia incondizionata all’interno dello spogliatoio: mai potrebbero dire di esser rincasati alle 5.00. Temerari come pochi, s’alzano sul far del mattino, mangiano ed escono di casa, producendosi in curiosi pellegrinaggi verso un risveglio che a volte addirittura arriva. C’è chi per svegliarsi ha percorso chilometri, e poi in campo ha fatto faville. Sono personaggi dotati di una marcia in più: riescono a stare col sedere su due sedie senza quasi accorgersene. In cuor loro, sanno che quella strana ubiquità non durerà a lungo. Ma i ricordi più belli, lo sanno tutti, stanno nei racconti di partite epiche (sul motivo, poi, si può discutere) dopo serate altrettanto poetiche (anche qui, sulla poesia, si può aprire un dibattito).
Perchè è nell’imperfezione che il dilettantismo ha i suoi quadri più belli. Non tutti i pittori erano dei Leonardo Da Vinci. Nella storia, sono entrati i Van Gogh, i Munch, i Picasso, gente che del mondo non deve aver avuto un’idea tanto limpida e lineare. Come loro, cultori di una diversità artistica che, separandoli dal tradizionale seminato, li ha consegnati alla storia, ci sono i dilettanti impegnati nelle loro domeniche mattine. D’altronde, se era un artista Picasso, che disegnava un mondo a cubi, per rappresentarne la frammentazione sociale e ideologica, perchè non dovremmo avere anche noi, coi loro difetti e le loro contraddizioni, dei campioni di casa nostra? Si dice che, spesso, i campionati si decidano dagli episodi. Provate a scrutare i volti dei giocatori la domenica mattina: potrebbe esserci scritto il risultato della partita. Interessante, no?