IL PRESIDENTE/ Brutti sprona il suo Cologna: “Ci vuole coraggio, ma io credo nella salvezza”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 8 Febbraio 2013Il profumo del passato ruggente, a Cologna, passeggia ancora per le vie del paese. Rivive nelle foto, nei ricordi, nelle parole di chi ha vissuto quell’epoca aurea. La “città del mandorlato”, poco meno di un decennio fa, ribolliva di grande calcio: erano i tempi della Serie D, del Cologna rampante, di Loris Boni in panchina. Un piccolo comune in paradiso, autentico cuore pulsante del dilettantismo veronese. Fortissimo era l’interesse del paese, romantica e sempre curiosa invece, la storia di quel paesino della bassa che osava far la voce grossa tra le grandi del dilettantismo d’elite.
Quegli anni però, ormai fanno parte del passato: altri erano i tempi che correvano, le possibilità economiche, il sentimento del paese verso le vicende della squadra. Ai giorni nostri, di quei campionati è rimasta la passione, il valore dello sport, l’operosità di alcuni fedelissimi che ancora si adoperano per il bene del sodalizio gialloblù. Uno di loro è Tiberio Brutti, l’attuale presidente del Cologna Veneta. Nessuno meglio di lui può analizzare il momento del Cologna Veneta di oggi, impegnato in Prima Categoria: partiamo.
Presidente Brutti, il suo a Cologna è un ritorno. Riavvolgiamo il nastro: perché ha scelto di ritornare?
“Perché quest’estate la vecchia dirigenza ha deciso di abbandonare l’attività, e così, in una situazione di vuoto dirigenziale, il sindaco Seghetto mi ha chiesto di tornare a dirigere la società. Ho fatto le mie valutazioni, e alla fine ho accettato”.
Come nasce il Cologna di oggi?
“Nasce dalla bontà e dall’attaccamento ai colori del gruppo storico, che ha deciso di rimanere a Cologna anche dopo un ridimensionamento economico che poteva far scegliere a molti ben altre squadre. Abbiamo preso in mano la società negli ultimi giorni disponibili per l’iscrizione, cercando di fare di necessità virtù. Sapevamo che per noi sarebbe stato un anno difficile, ma siamo in ripresa e non molliamo nulla”.
Qual è il progetto societario?
“Il progetto è quello di consolidare il Cologna in categoria, mantenendo e curando il settore giovanile. Questo è un aspetto importante della nostra politica, perché coi tempi che corrono i rimborsi spendibili per i giocatori saranno sempre meno, e avere un vivaio alle spalle è fondamentale per una società sportiva”.
Come valuta l’attuale vivaio gialloblù?
“Direi bene, abbiamo tutte le categorie e ricopriamo un importantissimo ruolo per Cologna, soprattutto dal punto di vista sociale. Il nostro vivaio rappresenta il futuro del calcio a Cologna, e noi ci impegneremo per far sì che prosegua la propria attività”.
Veniamo alla squadra: c’è stato un cambio di panchina. Donadello al posto di Marini ha portato la svolta sperata?
“Premetto che Marini è un bravo tecnico e una gran brava persona. Non avrei mai voluto chiudere il rapporto con lui, ma serviva una scossa. L’arrivo di Donadello ha ridato vigore alla squadra: ora c’è più convinzione, più cattiveria in campo. Vedo una squadra ben messa in campo, che gioca ad armi pari con tutti. Sono sicuro che possiamo giocarci benissimo la salvezza”.
L’arma in più del Cologna? L’elemento che la fa ben sperare per il futuro?
“Il fatto che qui l’ossatura del gruppo storico abbia deciso di restare per attaccamento alla maglia. So per certo che giocatori come Sinigaglia hanno rifiutato offerte di gran lunga superiori ai rimborsi che possiamo permetterci noi. Ecco, loro sono la nostra spina dorsale, e su di loro puntiamo con grande fiducia e riconoscenza”.
Concludiamo, presidente. Cologna in piena bagarre-salvezza: obiettivo possibile?
“Sì, il gruppo ci crede e finalmente è arrivata la scossa. Neanche l’Hellas Monteforte ci ha messo sotto, nonostante abbiano giocatori di tutt’altro calibro. Sarà dura, ma questo Cologna ha un’anima e venderà cara la pelle: possiamo salvarci, dipende solo da noi”.
Riccardo Perandini