Tutti insieme per un libro. Apprezzato, voluto fortemente, sentito come proprio da una comunità intera. Traboccava di gente, il teatro parrocchiale di Bonavigo, la sera della presentazione di “Anche il calcio abita a Bonavigo”. L’ opera, messa a punto da Antonio Dal Molin , ripercorre storia, vizi e virtù di cinquant’anni di calcio nel piccolo comune della Bassa veronese. Ad accoglierlo, un paese intero. Fortissimo, il segnale dato dalla cittadinanza. Accorsa in massa, attenta, in religioso silenzio, a cogliere ogni passaggio della presentazione. Tra le righe, vive infatti un sentimento comune, che lega i bonavighesi alle gesta di chi, nell’ultimo cinquantennio, ha rincorso un pallone all’ombra del campanile. E’ quasi una simbiosi, il rapporto emerso tra il racconto e i presenti. Simbolica, pregna di ricordi, frutto di una identificazione che non conosce rivali, nella provincia di Verona. Perfetta, l’organizzazione dell’evento e la scansione dei tempi: una volta rotto il ghiaccio coi saluti e i riconoscimenti di rito, l’autore s’è riservato di ricordare uno a uno, con precisione certosina, i personaggi di spicco che si sono succeduti, chi in campo, chi dietro ad una scrivania, con addosso i colori biancazzurri. Poi, il turno dei giornalisti, concentrati, dall’alto della loro esperienza, a cogliere i significati più sottili, il valore quasi allegorico di un libro che riepiloga corsi e ricorsi di un calcio che fu. Al termine, giusto per non farsi mancare nulla, il convivio: tempo di saluti e ringraziamenti, di complimenti e di strette di mano, tra una dedica e l’altra da parte dell’autore, che non ha lesinato parole dolci e misurate per ciascuno dei presenti. Il calcio, a Bonavigo, è ancora lo sport più bello del mondo. E per fortuna, diciamo noi, di questi tempi.
Riccardo Perandini