LA STORIA/ Beltrame, un globetrotter per la Belfiorese
by Calcio Dilettante 21 Novembre 2012Flashback. Dieci minuti per ricordare, sorridere, stupirsi di nuovo per ciò che è stato. Tuffo all’indietro, tra aneddoti e chilometri percorsi, capitomboli della sorte e colori che si incrociano. Andrè Beltrame si racconta, dribblando i passaggi di una carriera sempre oscillata tra il romantico e il pittoresco. Il mare della memoria è placido, docile, fatto di sentieri già percorsi più volte e pochissimi rimpianti lasciati per strada. Ogni ricordo è una riscoperta, una scintilla che si riaccende, come una bella canzone, che al momento giusto non delude mai. Cursore dal mancino educato, nel suo racconto c’è spazio per tutto: dagli esordi al goal all’Inter, dalla goliardia dei tempi di Barletta ai consigli di Berrettoni a Bassano, passando per le gioie biancocelesti di un passato recente che ancora non muore. Belfiore è il capolinea del viaggio e il nuovo punto di partenza: cominciamo.
Andrè, riavvolgiamo il nastro. Dico Vicenza e vedi…
“ Vedo i sei anni trascorsi nelle giovanili. Periodo intenso, di crescita, di viaggi e esperienze. Lì penso di aver avuto il mio miglior allenatore di tutti i tempi, Nicolin, e inoltre ho giocato con tanti che ora sono nei professionisti. Ricordo Gorobsov, che ora è al Torino in A. Ma anche Rigoni e Minesso, rimasti al Vicenza, e Pellizzer che è andato al Cittadella ”.
Poi Bassano, i successi con la Beretti, e i consigli di Berrettoni.
“ Esatto, a Bassano ho vinto un campionato Beretti e sono stato aggregato alla prima squadra che faceva la C2. Tra tutti ricordo Massimo Beghetto, un signor allenatore, e Berrettoni, giocava nel mio ruolo e per me era un esempio, sempre gentile, disponibile, pronto a dare consigli. Aveva una marcia in più, e s’è visto”.
Tra i tuoi trascorsi, destano curiosità sei mesi a Barletta, in Serie D. Cosa ricordi di quell’esperienza?
“ Un mondo completamente diverso. Avevamo un tifo incredibile, ogni allenamento c’erano cinquecento persone, alle partite lo stadio si riempiva fino a seimila spettatori. Poi per strada mi riconoscevano tutti, i bambini addirittura mi fermavano cantando l’inno della squadra. Non ero abituato, ma fu un periodo bellissimo ”.
Dovessi scegliere tra i ricordi, quali furono i passaggi più intensi?
“ Su tutti il goal all’Inter, quella volta vincemmo uno a zero. Poi ricordo un goal di punizione da quasi quaranta metri contro l’Udinese, la vittoria del campionato a Bassano, il premio come miglior difensore ad un trofeo a Reggio Emilia e il passato recente. La cavalcata dello scorso anno con la Belfiorese è stata straordinaria, sotto tutti i punti di vista”.
Concludiamo, Andrè. Belfiore è il punto d’attracco della tua peregrinazione: ti fermi per restare?
“ Credo di sì, nel calcio può succedere di tutto ma qui sto benissimo. Il gruppo è il migliore in cui sono stato, e Matteoni un allenatore con la “A” maiuscola. Voglio far bene alla Belfiorese, poi per decidere il futuro c’è sempre tempo ”.
Riccardo Perandini