LA STORIA/ Dal possibile all’incredibile: Ruggero Grieco si racconta
by Calcio Dilettante 19 Ottobre 2012Un impulso di genuina incoscienza. Oltre le nuvole, sopra le righe, fuori dagli schemi. Tra aneddoti, curiosità, follie, eccessi di una vita spesa tra i campi di calcio. Ruggero Grieco si racconta, sfoderando l’immancabile irriverenza che lo contraddistingue. Il tuffo nel mare della memoria è docile, fluente, condito da quel pizzico di sana ironia che non guasta mai . Ogni ricordo è una scintilla che si riaccende, un sorriso che si dipinge sul volto. La sua carriera è un viaggio tra l’alfa e l’omega del calcio, dal possibile all’incredibile, accarezzando l’imponderabile. Tra successi, capitomboli, rigori della sorte, pazzie, stranezze, episodi tra il metafisico e il mitologico: partiamo.
Ruggero, riavvolgiamo il nastro. Se dico esordio, cosa vedi?
" Vedo l’annata ’93/’94, il campionato d’Eccellenza che andavo ad affrontare a soli quindici anni. Giocavo nel San Massimo, ero nel pieno delle forze, e quegli anni li ricordo come i più belli della mia carriera ".
Partiamo dai momenti più intensi: quali passaggi della tua carriera ricordi con più piacere?
" Quelli dei campionati vinti. Sono due, uno a Bonferraro, in cui passamo dalla Seconda alla Prima, e uno a San Massimo, in cui tornammo in Eccellenza dopo qualche anno in Promozione. Ma non dimentico l’esperienza a Moimacco, in provincia di Udine, per non parlare dei provini col Cervia, quando Italia Uno trasmetteva il reality "Campioni": situazioni singolari, ma che porto nel cuore ".
Parlaci dell’esperienza al Cervia: chi hai conosciuto dei ragazzi che poi hanno partecipato alla trasmissione?
" Ho conosciuto il figlio di Maradona, Moschino, Borriello, Alfieri, tanti che hanno partecipato erano ai provini con me. Tutto è durato un paio di mesi, non sono stato selezionato ma è stato un bel periodo ".
Ricordi una stranezza, un aneddoto di quell’esperienza?
" Sì, Ciccio Graziani arrivava sempre tardi all’allenamento. Di calcio ne sapeva, era preparatissimo, ma di arrivare puntuali, proprio non se ne parlava. Non so perchè, ma era sempre così ".
Della carriera invece, quali curiosità, strafalcioni, situazioni singolari ricordi ancora?
" Potrei dirne un’infinità. Ricordo quando a casa avevo un leone, un giorno mi ha assalito procurandomi un buco sia in testa sia sulla schiena. Da quel giorno mio zio per paura che ci facesse del male lo portò allo zoo. Poi ricordo le litigate con mister Biondani al San Massimo, finivo spesso in fuorigioco per disattenzione, lui prima s’infuriava poi mi toglieva, finchè non ho imparato a partire coi tempi giusti ".
Parlando dei compagni invece, chi vorresti citare?
" Ciccio Sauro per la bravura, ma anche Tavella. Come portieri dico invece Lamberti, fortissimo. Però aveva una stranezza, a fine partita gli tagliavamo il tallone dalle calze, e lui, nel tempo, s’è pure stufato di arrabbiarsi ".
E gli allenatori?
" Gallina e Biondani del San Massimo, mentre dell’annata vincente al Bonferraro voglio ricordare Dall’Acqua, un signor presidente che non dimenticherò ".
Il goal più bello?
" Ne cito due: il primo in Eccellenza col San Massimo contro il Sant’Ambrogio da giovanissimo, avrò avuto sedici anni, e la storica tripletta di Belfiore contro la Belfiorese sempre in Eccellenza, fu la classica giornata perfetta ".
Il periodo buio, la sofferenza che brucia ancora?
" L’anno 2006, quando mi sono rotto il piede. Ho sofferto un sacco, ma per fortuna è passato tutto ".
Concludiamo, Ruggero. Dall’alto della tua esperienza, lasciaci con un monito: che consiglio daresti ai giovani che si avvicinano al calcio?
" Di divertirsi, di aver grinta e ogni tanto di lasciarsi andare, un po’ all’istinto e un po’ alla follia. Al momento giusto non fa mai male, lo posso assicurare ".
Riccardo Perandini