LA STORIA/Tramini: “…e il mio viaggio continua ancora”.
by Calcio Dilettante 20 Settembre 2012Estro e compostezza, eleganza e semplicità. Doti opposte che si attraggono, in equilibrio tra le scorribande di uno dei mancini più interessanti del campionato di Promozione. Pierre Matteo Tramini non si ferma, l’amarezza del recente passato è storia vecchia. Cursore con la valigia, ha scelto Prova di San Bonifacio per rimettersi in discussione. L’ aplomb è quello di sempre: serioso, professionale, mai sopra le righe. In campo alterna la sciabola al fioretto, la sventagliata improvvisa al tocco di classe, da sempre propiziato da un piede sinistro capace di far cantare il pallone. E i primi assaggi di campionato, non hanno fatto che confermare le aspettative su un giocatore che merita luce e attenzioni.
Pierre, la Provese viaggia, tu sei partito nel modo giusto. Che sia l’anno del rilancio?
“ Lo spero, non ho perso la voglia di giocare. Certo, qualche rimpianto ce l’ho, forse ho sbagliato io, forse qualcuno mi ha fatto perdere il treno giusto. Ma non importa, qui a Prova abbiamo un ottimo gruppo, l’ambiente è stimolante, le prospettive per far bene ci sono tutte”.
Parli di rimpianti, cos’è successo esattamente?
“ Terminata l’annata al Castel Rigone in Serie D, giù in Umbria, aspettavo una chiamata per proseguire almeno in categoria. Avevo disputato un buon campionato, la squadra era ottima e a gennaio avevo richieste dal Foligno, che faceva la C2. Durante l’estate invece ho aspettato invano una squadra attraverso il mio procuratore, e a settembre ero ancora fermo. Lì ho scelto di troncare il rapporto e di ripartire da Chiampo, e fatalità qualche giorno dopo mi cercò il Latina per fare la C2. Ma ormai avevo deciso, e non potevo tornare indietro”.
Un episodio sfortunato all’interno di una buona carriera divisa tra le giovanili del Chievo e la Serie D.
“ Esatto, del Chievo porto un bellissimo ricordo. Anni intensi, di grande crescita umana e professionale. Poi, terminata la Primavera qualche anno fa, come molti, sono finito in Serie D per farmi le ossa, come si dice in gergo. Partii a Vercelli, annata stupenda, arrivammo terzi e riuscii a conseguire anche il diploma di geometra. Poi Domegliara, realtà diversa ma altrettanto stimolante, finimmo terzi anche quell’anno tra lo stupore generale ”.
E lì incontrasti Vanoli, ora alle nazionali giovanili. Che ricordo porti del tuo ex allenatore?
“ Un gran ricordo, mi ha dato fiducia e insegnato molte cose. E’ stato importante per la mia crescita e sono sicuro che farà bene ovunque andrà, sia per come è preparato, sia per come si pone coi giocatori, prima che un allenatore è una grande persona, e questo credo sia importantissimo ”.
Poi la svolta verso l’Umbria, l’approdo al Castel Rigone e il professionismo sfiorato con un dito.
“ Sì, come dicevo lì arrivai a un palmo dal professionismo. C’era una società super e una squadra di categoria superiore, fu un bell’anno. Peccato per l’accordo mancato col Foligno, ma in Serie D, comunque sia, ho giocato tre anni molto intensi, pieni di viaggi, incontri e esperienze di vita, un bel periodo ”.
Chi, tra le persone che hai incontrato, ricordi più volentieri?
“ Sono stato bene ovunque, però ricordo Romairone, l’allora diesse della Pro Vercelli. Sapeva di calcio e era bravissimo a gestire i rapporti. Guardate dov’è la Pro Vercelli ora: fa la serie B e lui è ancora lì, un motivo c’è. Tra i compagni cito invece Brighenti e Farias, con cui giocavo nelle giovanili del Chievo. Ora sono in Serie B, e sono contento per loro ”.
Concludiamo, Pierre. Veniamo al presente: quest’anno le prospettive sono più che buone. Qual è il tuo obiettivo?
“ Tornare in Serie D sarebbe il massimo, ma sarà molto dura, specialmente per la regola degli under. Io spero di far bene alla Provese, poi vedremo quale sarà la mia dimensione ”.
Riccardo Perandini