LINE DIRETTA/ E’ tempo di richiamo invernale: quanta letteratura, in quei giri di campo
by Calcio Dilettante 27 Dicembre 2012Parte il richiamo invernale, terreno dove l’umanità calcistica abbandona la compostezza rincorrendo la forma migliore. Se non è poesia questa…
C’è un fascino particolare, a dipingere il richiamo invernale. Una sensazione curiosa, amletica, che pervade gli animi divisi tra pulsioni contrapposte. Passione e irrequietezza, voglia di rimettersi in carreggiata e il timore d’esser impreparati, magari dopo aver ceduto a gioiose anarchie enogastronomiche sotto Natale. Meriterebbero una degna letteratura, gli eccessi dei pasti natalizi: ma qui non è il posto adatto, e passiamo oltre.
Il buonsenso a tavola, sul finir di dicembre, è come il nuoto: molti lo praticano molto poco. E il risultato, una volta rimessi gli scarpini, è esilarante. Anche qui, il parallelismo col nuoto è calzante, ed estremamente curioso: tutti riescono a correre, così come tutti dicono di saper nuotare. Il problema, non di poco conto, è come. In realtà, se ci guardassimo, noteremmo come ci prendiamo troppe libertà nello stile libero, come sembriamo orsi nel dorso, come rane e delfini si vergognerebbero, a vedere l’agghiacciante spettacolo di quelle bracciate confuse.
Lo stesso accade per i campi di calcio: ho visto terzini improbabili sfidare la sorte durante le ripetute, esterni di centrocampo sconvolti dagli uno contro uno al secondo minuto di partitella, attaccanti perdere l’orientamento dopo uno slalom tra i paletti. Quanta poesia, quanta verità, si nasconde tra queste poche righe di sottile ironia. E’ materia per menti (e fisici) scaltre, la ricerca della forma migliore.
Ma chi conosce il calcio, sa che se di poesia parliamo, non siamo giunti al termine: manca il tocco finale, la conclusione a sorpresa. Succulenta, ce la preparano loro: i portieri. Alcuni, non si sa per quale motivo, vengono costretti a correre, tragicamente aggregati alla squadra. “Corri, che ti fa bene”, dice l’uomo col fischietto in bocca, ignaro di quanto disagio esistenziale in realtà contenga quell’imprudente affermazione. Volenterosi, gli uomini dalle mani guantate partono alla volta di un conto alla rovescia che non sembra conoscere limiti. I secondi si dilatano, i minuti si allungano, come elastici infiniti. Sporchi come non mai, sprezzanti della gravità, i portieri tentano di tenere il ritmo del gruppone. Nei primi cento metri, il mito di Forrest Gump sembra scorrere nelle loro vene. Poi, l’incantesimo si spezza, meschino, e la teatralità del loro scoordinato incedere verso il vuoto non conosce rivali, nemmeno nel mondo dello spettacolo.
La scena è simile a quella in cui, per tornare al nostro paragone col nuoto, un pavido incauto, credendo di saper nuotare, si getta tra le onde placide del mare, battendo il crawl verso l’ignoto. L’avanzata dura dieci bracciate, poi la foga si placa, lo sguardo si ferma, perdendosi a guardare i monti al di qua dell’orizzonte: non è romanticismo, è stanchezza. Godiamocelo, lo spettacolo del richiamo invernale: sarà una faticaccia, ma ne vale la pena. Che il coraggio v’assista, e i muscoli non vi tradiscano: la forma arriverà, voi intanto rincorretela. Buon ritorno in campo a tutti!
Riccardo Perandini