LINEA DIRETTA/ Novembre incombe: sarà pioggia di rivoluzioni?
by Calcio Dilettante 24 Ottobre 2012“November rain”, cantano i Guns n’ Roses, in uno dei loro pezzi più gettonati. A novembre piove, sempre, anche quando dal cielo non scendono gocce. Piovono idee, interrogativi, spunti di riflessione. Mese prediletto per i bilanci provvisori, trascina con sé speranze e preoccupazioni, ansie e ricerca di conferme. Per i campi di calcio la rincorsa reciproca tra interrogativi e risposte continua, ma il vento del cambiamento incombe sornione. L’intensità novembrina vibra sul filo dell’incertezza, come il cielo plumbeo che colora l’autunno, sempre in bilico tra quiete e tempesta. Ora riflettere è possibile: quant’è lo scarto tra aspettative e risultati? E il mercato, pronto alle rivoluzioni dicembrine, quanto potrà incidere? Di questo si parlerà, e molto, nel mese che ci apre le porte. Tra sorprese e delusioni, qualche panchina è già saltata, altre invece traballano, bollendo sulla graticola. A esplosioni improvvise hanno risposto bocciature inaspettate, musi lunghi duri a morire. L’alfa e l’omega del calcio a novembre si guardano in faccia: il confronto durerà giusto un mese, seguiteci tra le pagine del nostro portale, ogni aggiornamento non passerà inosservato.
Voltiamo pagina. L’arrivo del primo freddo, coincide col gradito ritorno di un doppio rituale. Il primo, inevitabile, riguarda il mutamento della vestizione. L’abbigliamento si stratifica, e tra vecchi e giovani non mancano curiosissime frecciatine. La modernità delle futuribili tecnologie termiche, o “wind-stop”, cozza contro il glorioso passato delle tradizioni di un calcio che fu, e l’accostamento, a volte, passa dal comico all’esilarante.
Più poetico, però, è il secondo, mitologico rituale: la seduta dal massaggiatore. L’argomento, sarebbe degno di un libro, ma soffermiamoci sugli aspetti più curiosi. Uno su tutti, spicca: la comprensione del tipo di infortunio. Filosofiche diagnosi tattili abbracciano dolori e acciacchi altrettanto metafisici, e le soluzioni, quando vengono dichiarate, si perdono nell’indefinitezza più totale, alla ricerca di improbabili guarigioni immediate.
L’acciaccato non è un calciatore qualsiasi, è un fenomeno paranormale, una sorta di categoria dello spirito. E’, per dirla con Schopenhauer, un mondo come volontà ( di guarire, o di darsi malato ) di rappresentazione (la descrizione del tipo d’infortunio). Incompreso per natura, oscilla da sempre tra buonsenso e pigrizia, suscitando un misto tra comprensione, compassione, nervoso e ilarità.
Il massaggiatore, però, non è da meno. L’epiteto, di cui va fierissimo, è curiosamente onomatopeico. Al termine dell’avambraccio non ha le mani, ma due tenaglie, che agita sui muscoli con virulento vigore. Ogni massaggio è un’esperienza mistica: non si sa cosa succeda alle gambe in quei cinque minuti, ma il miracolo spesso accade. Sciami di Lazzaro con le scarpe chiodate scendono dai lettini con fare ottimista, s’alzano e camminano, immacolati. Guardatelo, il massaggiatore, al termine del lavoro: sul volto porta un sorriso messianico, e statene certi: non smetterà mai di stupire.
Concludiamo con una simpatica riflessione, da sempre oggetto di interessanti diatribe. L’incedere del campionato, coi suoi moti, le sue tempistiche, le sue immancabili curiosità, mette gli addetti ai lavori al cospetto del consueto, irrinunciabile supplizio giornalistico: l’intervista. Abbiate buon cuore, nei limiti del possibile verranno fatte nei momenti opportuni, e il disturbo durerà pochi minuti. E’ un modo per raccontare noi stessi, il nostro mondo, la nostra vita spesa a seguire le traiettorie di un pallone. Lo sforzo è minimo, e la collaborazione invece è spesso genuina, sempre in grado di alimentare simpatici sfottò. Rileggeteli, ogni tanto, gli articoli che parlano di voi: se in quel mentre vi guardaste allo specchio, probabilmente sorridereste. Non è poi un peccato, se ci pensate. Noi intanto vi ringraziamo: tenetelo sempre a mente.
Riccardo Perandini