L’estate, tra uno scroscio di pioggia e l’altro, impazza ancora. Il sole brilla alto nel cielo, colorando il panorama della stagione più bella dell’anno. Il dolce far niente però, ha ormai i giorni contati. L’agosto dei grandi sospiri chiama a gran voce, e per alcuni è già tempo di rimettere gli scarpini. La macchina del calcio dilettantistico riapre i battenti, tra raduni e presentazioni, spifferi di mercato e colpacci dell’ultim’ora. L’inizio della preparazione precampionato, è tra tutti il momento più romanzesco. I buoni auspici non si contano, l’ottimismo regna sovrano. Anche i dilettanti, imperfetti per natura, sentono il richiamo della perfezione. Lo rincorrono nelle ripetute, lo inseguono tra i grovigli della tecnica e della tattica. I portieri, gente strana, sognano solitari, volando leggiadri da un palo all’altro. Ogni raduno è come il primo giorno di scuola: si sa a cosa si andrà incontro, ma l’emozione è sempre la stessa. Col tempo ci siamo abituati, ma non ci stuferemmo mai e poi mai di rivivere il solito rituale. L’odore dello spogliatoio, le pacche sulla spalla, il rumore del pallone appena calciato, il sordido saluto di un goal: il ritorno in campo è un’epica delle sensazioni, e ognuno di noi potrebbe raccontare la propria. C’è molto di letterario, nell’inizio di una stagione sportiva. Tra prosa e poesia però, il filo conduttore rimane quello di sempre. Lungo il suo corso troviamo passione genuina e rustico stupore, lodevole impegno e un filo di sana autoironia, che in un mondo come il nostro non deve mai mancare. Per statistiche e valutazioni ci sarà tempo, ora però è il momento degli auguri. Il primo va ai calciatori, simpatici personaggi del romanzo popolare più seguito al mondo. Vengono poi gli allenatori, specie umana interessante, soprattutto quando l’uomo viene prima di mille disegni sulla lavagnetta. Subito dopo ci sono i dirigenti, tutti, dai plenipotenziari ai gregari insostituibili, figure degne di un libro. Infine, lui, il personaggio più temuto, rispettato, contestato e discusso da tutti: l’arbitro. Che non decide: dirime. Che non giudica: sentenzia. Senza di lui il calcio non esisterebbe, e un sincero augurio non può quindi andare che alla classe arbitrale. Ricominciamo, calciofili. Aiutiamoci affinchè tutto vada per il meglio. Cerchiamo di divertirci, che è forse l’unica cosa che conta. A risultati e classifiche, ci penserà il campo, da sempre unico e inappellabile giudice. Bene, partiamo: e che la dea Eupalla ci assista.
Riccardo Perandini