Oltre il campo: i risvolti sociali del calcio. Analisi di Daniele Reichenbach tra passato e presente, città e campagna

Oltre il campo: i risvolti sociali del calcio. Analisi di Daniele Reichenbach tra passato e presente, città e campagna

by 19 Maggio 2015

Una proposta interessante giunge in redazione. C’è una mail, la firma è di Daniele Reichenbach, fresco di patentino Uefa B. Reichenbach ci chiede, non a torto, di uscire dal seminato. Niente notizie, niente interviste. Propone un’analisi, ci scrive una lettera firmata. L’argomento è stimolante: descrivere i risvolti sociali del pallone, cercando di intuire quanto e come, le sue rotte, le sue traiettorie, hanno influenzato, influenzano e influenzeranno i legami sociali di chi prova a seguirle.

Del calcio come collante sociale abbiamo già scritto. L’argomento, però, è sempre vivo. Rinfrescarlo non fa male: ecco la lettera di Reichenbach.

La Socialità nel Calcio.

Confronto tra passato e presente, campagna e città.

di Daniele Reichenbach

 

 

Si potrebbe scrivere una moltitudine di cose su questo argomento nei miei 10 anni di esperienza nel calcio dilettantistico come Vice allenatore e dopo aver giocato, anche se non a lungo come avrei voluto in questo meraviglioso sport, proverò a trarne un breve riassunto.

 

Innanzitutto partiamo dal voler specificare il significato della parola Socialità in generale cioè la tendenza a sviluppare dei rapporti interpersonali, ma anche consapevolezza dei doveri sociali,nel nostro caso nel calcio, che ne derivano.

 

Nel calcio credo che la socialità sia alla base se non il fulcro dello sport stesso, una volta ai miei tempi c’erano gli oratori da dove si sono sviluppate le società dilettantistiche oggi esistenti.

 

Bei tempi ……si perché una volta non c’erano tutti gli svaghi che i giovani d’oggi hanno, telefonini, consolle, auto, gentil sesso, una volta c’era il calcio giocato per strada o altri due o tre giochi con cui un ragazzino di 6/7 anni poteva cominciare a socializzare, a fare nuove amicizie ad approcciarsi con il Mondo esterno insomma, a crescere ed a maturare.

Oggi purtroppo queste innovazioni tecnologiche, la ricchezza ed il benessere di molti fanno sì che non esista più questo ambiente dove poter sviluppare la socialità ma anche la cultura sportiva come la definisco io.

 

Per non parlare della differenza tra un calciatore che proviene dalla campagna ed uno che invece proviene dalla  città. Nei giorni nostri forse questa forbice si è un po’ assottigliata sempre e purtroppo “grazie” alle innovazioni tecnologiche.

 

Venire dalla campagna aveva i suoi lati negativi ma io credo molti più lati positivi: ho molti amici con cui ho giocato e che ho allenato,che aiutavano i propri genitori a lavorare e già questo era un processo di maturità che faceva sì che i giovani campagnoli, oltre ad avere un fisico sicuramente più sviluppato con i loro pari età cittadini, avevano la concezione di cosa voleva dire lavorare ,fare bene le cose, ecc. Per loro giocare al calcio magari nella squadra di paese era proprio un puro divertimento ma una volta che si trasferivano in squadre cittadine forse erano timidi,parlavano in dialetto, ma vi assicuro che l’impegno e la dedizione con cui giocavano e si allenavano era qualcosa di fenomenale anche perché costava sacrifici da parte dei genitori che si sobbarcavano chilometri e chilometri per far si che il loro figlio alla fine si divertisse un po’ e soprattutto venisse fuori da quella realtà di campagna chiusa nei confini del loro paese.

 

Diverso e molto il calciatore di città, cresciuto e a volte viziato, colto, a volte consapevole dei suoi mezzi che già all’età di 6/7 anni vive in una specie di gang, molto più svezzato rispetto al calciatore di campagna, saputello a tal punto che ci si credeva di essere i nuovi Rivera, Cruijff o Pele che per voi giovani di oggi potrebbero essere Cristiano Ronaldo, Messi o Neuer.

 

 

Dal lato della mia esperienza decennale non posso che confermare tutto quello che ho scritto sopra devo dire la verità a volte, rare però, ho incontrato anche il ragazzo di città che aveva le caratteristiche del ragazzo di campagna.

 

Nei giorni attuali purtroppo i cosiddetti oratori sono spariti, le strade sono vuote, la tecnologia, maledetta tecnologia direi, l’emancipazione che ha fatto in modo che tutti e due i genitori lavorino  ci ha imbambolati,segregati nel nostro Mondo virtuale non facendo in modo di sviluppare in noi quella curiosità di parlare con altre persone e crescere dentro.

 

Qualcuno ha detto “Qual è la condizione essenziale del dialogo? E’la capacità di porsi dal punto di vista dell’altro.

 

Diciamolo la statistica parla chiaro i migliori giocatori di calcio del passato ma anche dei giorni nostri provengono da un ceto sociale povero ma soprattutto da una vita fatta di sofferenza e questo spiega molte cose.