Virtus no limits. Il numero uno Paleari abbassa la serranda: “Salvezza, sogno possibile”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 17 Ottobre 2013Spanna sopra. Il consenso è unanime: Alberto Paleari è l’uomo in più della Virtus Vecomp Verona. Quella Virtus sorprendente, sospesa tra il sogno e la realtà nel campionato di Lega Pro. La Virtus della gran figura al ballo delle debuttanti. La Virtus del Gigi da Borgo Venezia, colui che l’ha portata dalla Seconda Categoria alla Lega Pro. Un piccolo grande uomo, nocchiero della sua creatura da una vita intera.
Guardi la classifica e ti vengono i brividi: secondo posto, dietro ci sono autentiche corazzate. Risaliranno, forse. Verranno momenti difficili. Intanto però, godiamoci il momento. Chi se l’aspettava? Probabilmente nessuno.
Invece, il piccolo borgo operaio svetta tra le grandi dei “pro”. Non sta poi così male col frac, l’undici di Gigi Fresco. L’avevamo detto a giugno, al tempo della storica promozione: la Virtus non arriverà impreparata al gran giorno.
Non ci siamo sbagliati. Il campo ci ha dato ragione: negarlo è impossibile. La Vecomp passeggia tra le nuvole. Con destria, prontezza, l’umiltà di chi sa di dover correre, senza fare il passo più lungo della gamba.
Con le tradizionali tinte rossoblù, anche la Virtus sta scrivendo la sua favola. Rivisitando il mito di Davide contro Golia: il parallelismo c’è tutto. Riportando in auge la Favola per eccellenza a Verona. Quella del Chievo di Del Neri, dei Manfredini e degli Eriberto, dei D’Angelo e dei D’Anna. Magia pura. A Verona e in Italia. Quel Chievo entrò nei cuori dello Stivale. Se ne parlava ovunque. Il “musso che vola” oggi è ancora lì, come dodici anni fa.
Anche la Virtus può farcela. La città è la stessa, le dimensioni sportive simili, la poesia applicata al calcio identica. C’è un filo rosso che collega la Vecomp al Chievo. Non solo amicizia: i bene informati lo conoscono. Volare col pensiero non ha senso. Fresco non ha bisogno gioie estemporanee. Fresco vuole certezze. Come dargli torto. Certezze come Alberto Paleari.
Il portierone ha stupito tutti. Numeri d’altra categoria. Fisico da granatiere, modi gentili, la testa sulle spalle, un fare gioviale. In porta è un mastino: pur imponente, guizza come pochi. Possiede presa ferrea e senso della posizione. Sulle palle alte è insuperabile. Ci voleva uno così, per inseguire un sogno. Serviva un Paleari, un numero uno, in tutto e per tutto.
“Alla Virtus mi trovo benissimo – sorride Alberto – soprattutto perchè qui c’è un gran bel gruppo. Appena arrivato mi sono integrato subito, sto vivendo una bella esperienza. Sono contentissimo di essere qui”.
Riviviamo il passato recente. Perchè la Vecomp?
“Avevo altri due anni di contratto con la Tritium. C’eravamo salvati, compiendo un’impresa. La società però, non si è iscritta. Sono rimasto a piedi. E’ arrivata la Vecomp: ho deciso di provare, sono rimasto subito ben impressionato da tutto l’ambiente. Per questo ho accettato”.
Come vivi questa tua esperienza veronese?
“Vivo in appartamento a Borgo Santa Croce con altri miei compagni. Avevo già vissuto fuori casa quand’ero al Milan, ma era un’altra cosa. Lì eravamo in hotel, c’era tutto pronto. Questa invece è una vera e propria esperienza di vita, ci dobbiamo arrangiare, ma è giusto così”.
Chi è Alberto Paleari fuori dal campo?
“Un ragazzo come gli altri. Ho conseguito il diploma al Liceo Scientifico Tecnologico e sono iscritto alla Facoltà di Scienze Motorie a Milano. Non ho mai lasciato gli studi, anche se il campo, specie in questo momento, viene prima, è il mio lavoro. Però un giorno voglio trovarmi un lavoro oltre a quello di calciatore, magari all’interno di una dimensione sportiva, per questo sto proseguendo con l’università. Il calcio giocato prima o poi finisce”.
Parole sante. Sintomo d’umanità e umiltà. Doti importanti, specie per chi ha appena superato i vent’anni. Nel passato di Paleari c’è il ricordo di una fede vissuta in prima persona. Ha tinte rossonere, una storia di successi grande come il mondo. Il Milan, la squadra per cui Alberto tifa e per cui ha giocato tre anni nelle giovanili. Anni intensi, pieni di ricordi da portare in superficie.
“Il triennio al Milan è stato fantastico. Ho giocato con gente come De Sciglio, Sampirisi, Merkel. Ora sono in Serie A, già allora erano fortissimi. De Sciglio era il migliore: è una persona eccezionale, soprattutto fuori dal campo. Uno umile come lui non l’ho mai conosciuto, davvero un grande”.
Tra tutti, spicca l’approdo in prima squadra nel 2010. Casuale, ma bellissimo.
“Si infortunò Roma, il terzo portiere. Chiamarono me, andai con la prima squadra del Milan in tre partite, anche qui a Verona contro il Chievo. Avevo la mia maglia: Paleari, numero 61. Pazzesco”.
Poi Pontisola, Tritium, e l’approdo nella Nazionale di Lega Pro.
“L’arrivo in nazionale fu il momento più bello della mia carriera. Spero di guadagnarmi ancora la chiamata, non capita a tutti. Mi ritengo fortunato, è un’esperienza incredibile, sotto tutti i punti di vista”.
Prima però, viene la Virtus. E una salvezza che, ora come ora, è un sogno più che realizzabile.
“Sì, guardiamo avanti, la classifica ora non conta. E’ il mio sogno per questa stagione sportiva raggiungere la salvezza qui. Ce la dobbiamo meritare sul campo, ma i presupposti ci sono tutti. L’abbiamo dimostrato, il pronostico che ci voleva vittime sacrificali l’abbiamo già ribaltato. Dobbiamo proseguire così, ci teniamo un sacco”.