Paolo Gallizioli, quando i silenzi diventano la forza di un leader. Il regista: “Meglio un dialogo di un rimprovero. Qui vinciamo col sorriso”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 13 Dicembre 2013Ogni successo ha una sua storia. Tra le sue pagine, trovano spazio motti e aneddoti, scaramanzie e abitudini passate alla storia, vittorie all’ultimo misti a veri e propri baci della dea Fortuna. Non si vince mai per caso. A volte però, la poesia di certi silenzi supera di gran lunga il frastuono dei dieci, cento, mille ‘hurrà’ che inneggiano al trionfo. Valgono di più dei ragionamenti, delle valutazioni, delle ipotesi, delle mille corse tra i ciuffi del campo.
Sono i silenzi del pregara e del dopo partita. I taciti momenti in cui il verbo non serve. Perchè senza il vuoto non si può riempire nulla. Quei silenzi sono il punto di partenza, l’equivalente della tela pulita su cui dipingere, la pagina bianca su cui scrivere. Serve far correre la mente. Col pensiero, con gli occhi. Si cerca il brivido giusto, quello che corre lungo la schiena. Quello di sempre, che arriva ogni domenica da una vita intera, sempre diverso, mai uguale al precedente. Senza quei viaggi interiori è difficile interpretare al meglio la partita. Sono il segreto dei vincenti, di chi osa per arrivare al proprio obiettivo. Senza si compie il lavoro a metà: è come guardare e non osservare, sentire e non ascoltare, accorgersi e non percepire. Si scende in campo, sì, ma senz’anima, senza il petto che si gonfia d’impeto e d’orgoglio.
Chi mastica calcio intenderà al volo. Paolo Gallizioli, capitano e giocatore simbolo della Croz Zai capolista nei girone C di Seconda Categoria, per certe abitudini nei suoi silenzi pregara è passato alla storia. La sua storia, cominciata nel suo quartiere, le Golosine, dove ha iniziato a giocare a pallone. Quei primi calci per lui sono stati l’inizio di un amore lungo una vita. Oggi il calcio per Paolo è qualcosa di più di un gioco. E’ lo stucco della sua esistenza, una conditio sine qua non, un’abitudine mai monotona, cara come poche altre.
Quando finisce la partita, la vita porta altrove. E non potrebbe essere altrimenti. Sono altre, le vere partite da giocare. Quand’è ora di infilare gli scarpini però, Gallizioli sa stupire per la serietà e la cura del proprio corpo. Un caso più unico che raro: pochi prendono l’impegno domenicale con tanta dedizione.
Paolo gioca in Seconda Categoria, ma non è quello questo che conta. Il suo calcio è scritto nei silenzi, negli sguardi d’intesa, nelle poche parole dette al momento giusto, nei piedi che fanno cantare il pallone. Ma soprattutto nel proprio corpo: tirato a lucido, a 33 anni suonati, con una forma fisica che in pochi possono vantare. E un segreto, confida Paolo, c’è eccome.
“Il calcio nel tempo è diventato uno stile di vita. Mi piace, fa parte di me, voglio viverlo al massimo. Eppure non sono un ossessionato, proprio per nulla. Cerco solo di rendere ogni volta migliore la mia esperienza nel pallone. Faccio una vita sana, ma penso che ciò che più mi contraddistingue sono i risvegli muscolari della domenica mattina, un’abitudine che coltivo ormai da diversi anni”.
Raccontaci come è nata, Paolo.
“Mi sono accorto che di sera rendo al meglio, probabilmente perchè sono sveglio, ancora attivo dopo le ore di lavoro giornaliere. Alla domenica invece, mi sentivo sempre un po’ molle, non al cento per cento, per farla breve. Ho deciso dunque di provare a svolgere dei risvegli muscolari: un po’ di cyclette, tanto stretching, con la sveglia che suona sempre presto. Sono stati un toccasana, non c’è che dire”.
Dove riscontri il maggior beneficio?
“Mentalmente prima di tutto, ma anche a livello fisico sto benissimo, mi aiutano a preparare il corpo allo sforzo intenso, che ancora oggi sopporto senza problemi”.
La tua Croz vola. Il segreto?
“La voglia di aiutarsi, è la nostra forza”.
Rapporto con Meneghetti?
“Ottimo, ci conosciamo da tanto. E’ un ottimo allenatore, presto si farà conoscere, merita altre categorie”.
Il compagno da citare?
“Girelli, è un ’75 e va ancora a mille. E’ il numero uno”.
Che effetto fa essere il capitano e l’uomo simbolo della Croz capolista, dopo anni di anonimato?
“Una gran bella soddisfazione. Una volta la Croz era un ripiego, ora non più. Come società è cresciuta moltissimo, e sono orgoglioso di farne parte. Il capitano, comunque, è Valentino Zerman, ci tenevo a sottolinearlo. Il mio è un ruolo stimolante: parlo poco, cerco il dialogo, evito i rimproveri. Sento chi gioca meno per rincuorarli, spesso vedo in loro attaccamento alla maglia. E’ questo lo spirito della Croz: se siamo là davanti, è merito di tutti. Perchè in campo si va in undici ma la vittoria la si insegue in diciotto, forse in di più, per una settimana intera, per dieci lunghi mesi”.
Uno sguardo al campionato: la concorrente più forte?
“Il Parona, senz’altro. Anche se sono in sette che potranno dar fastidio fino alla fine”.
Concludiamo, Paolo. Quasi fatta per il titolo di campione d’inverno. Vedremo la Croz nei quartieri alti anche nel prossimo semestre?
“Mi auguro di sì, toccandosi. Giochiamo per vincere, poi vedremo come andrà a finire”.