Parola d’ordine: rifondazione. Com’è bello il San Martino di Damini
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 24 Marzo 2017Rifondazione, dedizione, ambizione. Questione di rime e di climax ascendente. San Martino tra le grandi è storia di connubi felici e intuizioni azzeccate. Mente e braccio in sintonia, una punta di mestiere. Senza fronzoli.
Pazienza e competenza: ancora rime. Incroci vincenti di vedute, coerenza, savoir faire. Il secondo posto nella Promozione di oggi si racconta così, sforzandosi di trovarne una chiave. Magari, in un’espressione: armonia. Ecco perché.
Da fuori si notano: novità senza colpi di mano, scelte oculate, virtuose, mai dettate da menti impulsive. Persone giuste al posto giusto, una selezione di giocatori ponderata, ben costruita, adatta ai metodi di un mentore, Pippo Damini, giunto a San Martino per riconfermarsi tecnico sapiente, ormai fine conoscitore di un calcio bello ma essenziale, incline agli esteti, amato dai pragmatici. Damini, dal canto suo, s’è fatto maturo, la piazza lo conosce, anzi: ha imparato ad apprezzarlo. Tolto uno scivolone all’Aurora Cavalponica, ha sempre fatto centro. Questo va detto. Mai ha sbagliato l’annata.
S’è confermato tecnico aggiornato, di sostanza, docente in calzoncini e gestore insieme. Uno capace, in grado di far quadrare i conti. Bravo a far calcio e a far goder ai suoi la vita di gruppo in contemporaneo. Efficace equilibratore, attirato da pizzi e merletti come dalla tuta di lavoro, Damini può definirsi un trasformista in grado di plasmare le sue squadre impregnandole con la sua filosofia di gioco, senza imporla.
Come ha già dimostrato, come sta dimostrando ora. San Martino alle sue direzioni s’è rivalutata in toto: società e giocatori insieme. Non è più l’anti Provese, ma non conta. Il dato ormai, se non è matematico, è oggettivo per buonsenso. Ma poco importa. Ciò che va considerato è il progetto e la coerenza con cui è stato portato avanti. Fiducia ad un gruppo giovane, i fedelissimi al centro, il gioco elaborato, ma non lezioso, come conditio sine qua non per indossare la maglia, come mezzo attraverso il quale costruire le gioie da accogliere come grappoli d’uva in tempi di vendemmia.
Un’equazione felice. Il secondo posto par quasi l’happy ending di un calcolo matematico. Numeri che piacciono e si mostrano per una sincerità che par quasi umana, sebbene si parli d’astratto. Lo show deve continuare: gli umori della piazza, ristorati per bene dopo un anno di rovesci, lo pretendono. Sarà di nuovo Sua Eccellenza?