Quattro chiacchiere con Alberto Baù. Il tecnico: “Pronto a tornare in pista. Faccio i complimenti a Piuzzi, Boron e Orecchia”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 13 Aprile 2015Volto disteso, aria serena, gioviale. Le pile, ammetterà, sono più che ricaricate. Di star lontano dai campi, però, nonostante la pausa forzata, Alberto Baù non ne ha voluto sapere. Il divorzio con il Sona è un ricordo lontano, da stigmatizzare. In questi mesi Alberto si è dedicato all’aggiornamento, prevalentemente sul campo. Ha girato la provincia, di sera, dopo il lavoro, ad osservare le sedute. Ha affinato le proprie conoscenze, studiato i colleghi, elaborato le personali valutazioni. Stare al palo fa male, ma non tutto il male viene per nuocere, vien da dire.
“Ho visto il calcio sotto altre vesti – esordisce – mi sono confrontato con molti colleghi, sono andato sul campo in settimana per vedere le sedute e la domenica a vedere le partite. Per la prossima stagione sono carico, più che pronto a tornare in pista”.
L’ultima esperienza al Sona, Baù la commenta così.
“Un connubio di situazioni negative ha indotto al mio esonero – prosegue – come le dimissioni di Boniardi, una figura importante nei quadri dirigenziali, così come una dose di malasorte che mai ho incontrato in carriera. Spesso abbiamo raccolto nulla dopo aver prodotto molto. Giocavamo bene, bastava solo una scintilla. Purtroppo non è arrivata in tempo. Pazienza, ma chi è arrivato, ne sono certo, ha trovato un gruppo pronto a risalire la china”.
Dolci, invece, i ricordi che lo riconducono alla poderosa rimonta confezionata a San Martino l’anno scorso.
“Mi è dispiaciuto non proseguire – ammette – avevamo seminato tanto. Ma fa parte del gioco, ho accettato serenamente quanto deciso dalla società”.
Sul campo, Baù ha trovato nei colleghi le conferme che s’aspettava. Ha avuto modo, come spiegherà, di apprezzare il lavoro di allenatori con la ‘A’ maiuscola, Andrea Orecchia del Legnago in primis.
“Orecchia è un signor allenatore – sentenzia – mi piace molto come lavora, ha una filosofia che s’avvicina alla mia. Sa curare i particolari, si fa rispettare, è autorevole ma non autoritario. Se serve stare in campo mezzora in più ci sta eccome, come piace a me. E’ un cultore del lavoro vero, per questo lo apprezzo. Così come faccio personali complimenti a Piuzzi: non è facile guidare una Ferrari. Ha compiuto una bella impresa con un gruppo di grandi giocatori, questo è vero, ma in Promozione non c’è nulla di scontato: l’esperienza dell’anno scorso al Caldiero ha portato consiglio. Infine cito Boron e Facci: grandi motivatori, bravi a gestire il gruppo e a mettere i giocatori nelle condizioni ideali per esprimersi. Una dote non da poco”.
Una materia da plasmare: il calcio, Baù lo vede così. La pochezza di cui molti si lamentano è, a suo avviso, il frutto di un cattivo lavoro. Si sono visti tempi migliori, ma la materia prima c’è ancora: basta lavorarla.
“Bisogna seminare cultura – conclude – coltivare pazienza, insegnare le basi, sempre, saper aspettare, intuire il momento per concedere fiducia ai ragazzi. Chi lavora bene si guadagna sempre la pagnotta. Sui campi ho visto ancora voglia di lavorare come si deve. Quella che cercherò di trasmettere se dovessi tornare in pista: io sono pronto, mi auguro che la sosta forzata abbia i giorni contati”.