San Giovanni in Promozione. Un rigore di Bressan chiude la pratica-primato
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 11 Aprile 2016San Giovanni Lupatoto in Promozione: il secondo verdetto del calcio dilettantistico è un grido di gioia. Giunto praticamente allo scadere, quando il sole, declinando verso il tramonto, quasi tingeva il cielo di biancorosso, come a voler accogliere i sorrisi e le urla festanti degli uomini di Marco Burato.
Ci ha pensato Federico Bressan, con un rigore mancino, a chiudere la pratica. Inutile il tentativo dell’ex compagno Pastorello, portiere dell’Albaronco, protesosi in tuffo per respingere la massima punizione. Va detto: ci è mancato un pelo respingesse il rigore con la mano di richiamo. La sfera però, beffarda, è finita nel sacco. Come a dire: forse è giusto così.
San Giovanni-Albaronco è stata partita vera, tesa, maschia, intensa, spezzettata dai falli e da un fervore agonistico talvolta ai limiti del regolamento. Una grande sfida, seppur nel calcio minore, in tutto e per tutto. C’è stata una fase del match, nella seconda frazione, in cui l’Albaronco avrebbe potuto metter la freccia, rovinando la festa ai locali. Ma un po’ la sorte avversa, un po’, anzi soprattutto un Baraldo in vena di prodigi, hanno preparato il terreno all’acuto sul finale di battaglia.
Acuto firmato da Avesani, furbo e fortunato a centrare le mani di Colognese in area di rigore ad un nulla dal fischio finale. Sull’assegnazione del penalty si potrebbe scrivere un libro: la mano, leggermente scostata dal corpo, aumenta il suo volume. La conclusione, però, arrivando da posizione ravvicinatissima, non lascia, oggettivamente, il tempo al difensore di ritrarre la mano. La respinta ha un chiaro carattere involontario.
Tra l’aumento del volume del corpo e la palese involontarietà, però, c’è l’esercizio della discrezionalità del direttore, che ha optato per l’assegnazione della massima punizione. Un libero arbitrio per il quale si potrebbe dare adito ad una infinita discussione. Pure nella massima serie rigori del genere ne sono stati assegnati e negati: è inutile, dunque, sragionare su un fatto che ha sì deciso la partita decisiva, non di certo, però, l’epilogo di una stagione, che, probabilmente, avrebbe sorriso lo stesso ai lupatotini.
Non tragga in inganno il carattere episodico della rete del due a uno: i biancorossi sono stati in testa per lunghi tratti, dominando per tempra e continuità un campionato ricchissimo di nobildonne ambiziose. I “Lupi”, forti di un collante umano mai nascosto dal gruppo, dentro e fuori dal campo, hanno avuto ragione di avversari forse con un tasso tecnico anche superiore, ma mai in grado di tradurre quella superiorità nel cinismo, nella concretezza dei numeri e della continuità di risultato.
Grida ancora vittoria Marco Burato, tecnico vincente da due stagioni in due categorie diverse, con due squadre diverse. Vince ancora l’esperienza di chi ha già già vinto o scollinato una categoria ai play-off: Avesani a San Giovanni, Baraldo e Scarabello all’Albaronco (ironia della sorte), i cugini Meneghetti e Beltrame alla Belfiorese, Perbellini e Scartezzini a Cadidavid, Bonomo alla Provese, Bressan a Santo Stefano, e non finisce qui.
Di casualità, dunque, non si può parlare. Di bravura, semmai, e di oculata progettualità in fase di campagna acquisti, sicuramente sì. A giochi conclusi si può dedurre come il San Giovanni abbia miscelato un gruppo di giocatori già vincenti, già reduci da grandi acuti, talvolta dopo grandi rimonte. Compagni in campo e amici fuori, guidati da un tecnico che ha saputo gestire al meglio una miniera sì conosciuta, ma ancora in grado di dare oro a chi lo sa cercare. Tra le tante pretendenti, ha vinto la più compatta, la più esperta, la meno incline ai fronzoli e all’effimero. Giusto così: complimenti, “Lupi”.