Valgatara-Lugagnano, favolisti a confronto. Racconto di chi è nato Davide e si è scoperto Golia
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 15 Maggio 2015Colori diversi e percorsi simili. Strategie differenti ed identico risultato. Domenica, tra Valgatara e Lugagnano, sarà sfida tra favolisti a confronto. Non è un’iperbole inopportuna. La storia di entrambe le truppe merita attenzione. Ciascuna è, a suo modo, una piccola fiaba. O un gran bell’aneddoto, vediamola così, se proprio non vi piacciono le fiabe.
Del Valgatara ormai s’è scritto e riscritto. La parabola dell’undici di Pienazza la conoscono tutti. Tesserne di nuovo le lodi, però, non è ripetitivo. Neanche dieci anni fa era in terza: ora si gioca l’Eccellenza. Sono due anni che centra i play-off senza volerlo. Anche lo scorso anno, in Prima, da novizia della categoria, il Valgatara cercava una tranquilla salvezza. Nel clamore generale è arrivata la Promozione. Quest’anno, stessa storia. Chiaro: i nomi non mancano. Quella rossoblù è fiaba fino ad un certo punto: Lallo e Aldrighetti da soli valgono il prezzo del biglietto. Con la categoria non centrano nulla. Ma nemmeno loro, inseriti in un contesto sbagliato, riuscirebbero ad incidere. Ciò che ha reso grande il Valga è l’ambiente entusiasta, bollente la domenica e tranquillo in settimana, così come la voglia imperitura di provare, ogni volta, a spostare un po’ più in là l’asticella. Un gran gruppo ha esaltato i suoi solisti e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Pienazza gode, ripassa la parte e sogna ancora.
Sulla sponda gialloblù non mancano risvolti da raccontare. Damini s’è preso una gran gatta da pelare: squadra da plasmare dopo una retrocessione ed una rivoluzione estiva. Mica facile. A conti fatti, però, Damini ha vinto la sua sfida a prescindere da come andranno i play-off. S’è messo al lavoro, come un artigiano, seduto sul suo sgabello. Ha avuto le intuizioni giuste, ha saputo trasmetterle, ha capito chi aveva di fronte per far passare il messaggio che voleva. Come uno scultore in calzoncini ha limato i difetti, le scorie, ciò che era in più. Perfezionista com’è, dirà di non aver ancora raggiunto la forma che desiderava. Ma c’è sempre più vicino. Non arriverà alla perfezione, ma ciò che conta è la capacità di inseguirla. Se si inscrive un poligono in una circonferenza, per quanto si molitplichino i lati, esso non coinciderà mai col cerchio. La famosa quadratura del cerchio resta un’utopia, ma la tensione verso il non-luogo, l’u-topos, per dirla col greco, da cui deriva utopia, è la molla del lavoro di chi prova a proiettarsi in avanti, come Damini.
Sottolineare i percorsi di Valgatara e Lugagnano era doveroso. Entrambe meritano un applauso prima del calcio d’inizio. Poi, domenica sarà battaglia. Vinca chi s’avvicina di più alla personale utopia, mostrando i frutti del proprio lavoro anche nei momenti che contano.